Raduno dei Trasmettitori della De Dominicis 2023

Raduno 2023RADUNO 22 SETTEMBRE 2023 alla De Dominicis… sono ammessi anche i familiari… per iscriversi raduni184cansiglio@gmail.com
suoni caserma… si avvicina il momento! Certo, per noi “vecchiacci” diventa sempre più difficile prevedere a distanza o essere liberi da magagne, impegni nonniferi o sedentarie abitudini… però questa potrebbe essere l’ultima occasione!
Sarebbe un vero peccato perderla!! … e ognuno inviti almeno un suo commilitone!!

Un evento immancabile “la cena dei Congedanti”, ma…

Qualche tempo fa il mitico Castellucci scrisse nel ns Gruppo FB: “Navigando su internet ho trovato questo racconto di alcuni militari del Battaglione Trasmissioni Folgore che si stavano per congedare nel Dicembre del 1967….
Treviso. Sabato 9 dicembre 1967. Alla Trattoria 2 Mori si ritrovano una trentina di militari del Battaglione Trasmissioni Folgore per festeggiare il congedo con una lauta cena: antipasti vari, risotto con il radicchio, costata ai ferri con patate fritte, trota al forno con fagiolini e carote al burro, formaggio, crostata di frutta e torta al cioccolato, il tutto accompagnato da un buon vino della casa e chiuso dal caffè, al prezzo concordato di 800 lire. Si è unito a loro anche un maresciallo dello stesso reparto, che si sarebbe anche lui congedato dopo alcuni giorni.
Il maresciallo, di una trentina d’anni e da dieci nell’esercito, era originario di Pisticci una caratteristica località della Lucania a circa venticinque chilometri da Metaponto e dalle spiagge del materano. Al paese conosceva una famiglia che produceva a livello artigianale un liquore digestivo e, nel tempo libero, aveva da qualche anno iniziato a venderlo nei bar e nei negozi di Treviso e provincia, con un risultato cosi soddisfacente che alla fine aveva deciso di congedarsi e dedicarsi a tempo pieno alla vendita e distribuzione di quel liquore. Quella sera portò al ristorante alcune bottiglie di quel liquore per farcelo assaggiare e cosi per la prima volta scoprii ed assaggiai l’Amaro Lucano…, “


Così il racconto del reporter improvvisato, ma un altro pezzo di quella serata ce lo racconta un altro commilitone, Sergio Croci, marconista e C.M. del 3° ‘66, che a quell’evento partecipava essendo la cena di congedo del suo scaglione.
“Quella sera. Il consumo di alcolici non si era limitato agli amari ma anche vini e grappe avevano dato un contributo non indifferente alla caciara normale di quelle ricorrenze. Però, all’orario previsto, la maggior parte del gruppo levò le tende e si incamminò verso la caserma probabilmente raggiunti dalle maledizioni dei trevigiani abitanti delle vie di passaggio svegliati dal nostro fracasso. Solo alcuni si erano intrattenuti alla trattoria ciacolando ancora del più e del meno. Di certo, col nostro andare “allegrotto” ci mettemmo un po’ di tempo prima di arrivare all’ingresso della caserma, ma non sospettavamo la sorpresa che ci aspettava. Una pattuglia di Carabinieri fermava e interrogava tutti i militari che rientravano. Le risate e l’allegria scemarono in un attimo… ma che succedeva? Ebbene, alcuni tra i pochi che si erano dilungati in trattoria, al momento di pagare il loro conto e prima di andarsene avevano dato in escandescenze tali da indurre i proprietari a chiedere l’intervento dei militi della Benemerita della vicina caserma; questi, non rintracciando alcuno dei responsabili nelle vicinanze, dopo alcuni giri, si erano portati all’ingresso della DeDo alla loro ricerca.
I responsabili non furono individuati ma intanto, con gran nostro dispiacere, il danno d’immagine del nostro Battaglione era fatto. E qualche ramanzina avremmo anche potuto aspettarcela.
Ma di quell’avvenimento serbo ancora un “amarissimo” ricordo anche perché, per esso, il giorno seguente in fureria ci fu comunicato che non sarebbe stato assegnato il grado di Sergente a nessuno dei C.M. congedanti del nostro scaglione… ed io, che brutta botta morale, ero purtroppo tra i prescelti”.

La “nostra”, cara indimenticabile Treviso…

Non c’è Folgorino del Btg Trasmissioni che non abbia qualche ricordo particolare della città di TREVISO, già citata anche in altri precedenti articoli. Le osterie, i cinema, i bar e, perché no, le ragazze e tutta la popolazione in genere che seppe accogliere, e molte volte consolare, quelle migliaia di giovani che, in molti casi, si trovava per la prima volta lontano da famiglie e amici. Treviso, oltre che bella per i suoi palazzi storici e una diffusa “pulizia”, è una città a misura d’uomo e la sua antica storia si può percepire ad ogni sosta di una tranquilla passeggiata lungo le sue vie. Perciò dovrebbe risultare gradita una visita, almeno virtuale in questo periodo, al suo F.A.S.T., il Foto Archivio Storico Trevigiano in via Cal di Breda 116. Prese da quello, ne anticipiamo solo alcune immagini, alcune molto vecchie ma ancora piene di fascino.
Nell’ordine: l’ultimo soldato austriaco dell’Impero Austro-Ungarico fotografato in città e poi invece il primo soldato italiano, cui segue una bella sfilata dei Lancieri di Novara… quelli della De Dominicis!
L’inverno in quella città è sempre stato rigido e gli uomini giravano col “tabarro”, ma Villa Manfrin, prima di diventare la Villa Margherita della Folgore, era già stupenda. All’Ossario di Nervesa molti di noi ci andarono in gita con camion militari a onorare gli Eroi del Piave.
E in libera uscita, ai più fortunati, sarà potuto capitare di andare a vedere il corpo di ballo di Gino Bramieri che si esibì sul palco del teatro Garibaldi; qualcuno sarà pure andato a sparare coi fucili ad aria compressa alla Fiera di San Luca… ma chi non ricorda i bianchi nebbioni di Treviso che ci avvolgevano… soprattutto durante interminabili turni di guardia notturni??

Intervista a un parà del Battaglione Trasmissioni

Negli anni ’60, un buon numero di ufficiali e sottufficiale del Battaglione provenivano, oltre che dalle Scuole Trasmissioni, anche dal Corso Paracadutisti… come lui, la cui ferma durò quasi 6 anni. Giuseppe Spagnolo, nato a Messina il 15/05/1945:
• Diplomato perito elettrotecnico nel 1964 all’I.T.I. “Verona Trento” (nome derivante dalle città donatrici dopo il terremoto del 1908 – tra gli insegnanti il prof. Rappazzo, sfortunato inventore del cinema sonoro)
• Dal 20-10-1965 (per 5 mesi) Allievo AUC della Scuola Trasmissioni di Roma Cecchignola – 41° corso 2° Compagnia
• Dal 19-03-1966 (per 4 mesi), dopo concorso, alla Scuola di Paracadutismo di Pisa (1 mese) e poi come sergente alla caserma della Folgore di Livorno.

• Dal 12-07-1966 al Btg.Trs.Folgore di Treviso come S.Ten. della 2° Compagnia e poi Tenente dal 12-7-1968. Congedato il 17-01-1972.
• Attestati di incarichi e brevetti: brevetto paracadutista, addetto agli automezzi. addetto al vettovagliamento, istruttore scuola guida, istruttore corso trasmettitori.
In breve, nel periodo trascorso alla DeDo, 7/66-2/72, negli incompleti ricordi, si sono succeduti:
Scaglioni militari: 2° (congedanti) e 3° ’65, 1°2°3°/’66, 1°2°3°/’67, 1°2°3°/’68, 1°2°3°/’69, 1°2°3°/’70, 1°2°3°/’71 cioè 20 scaglioni per un totale di non meno di 2500 soldati con
Sottufficiali: M.lli: Bigini, Agnini, Forti, Mencarini, Impelluso, Lovatto, Garofalo, Noce; / S.M. poi M.llo: Fichera, Fantasia, Marchi, Gumina, Scarpa, Panzetta; / ACS: Sesta, Iavarone, Torreggiani / Serg AUC: Vallini, Santinelli, ecc.
S.Ten. Complemento (+/- nell’ordine e metà erano parà): – Mancini (40° corso AUC – DeDo 2/66-2/70 poi passato Ten. a Codroipo- congedato nel ’75 e morto nel’86), Cataldi, Giuliani, Dondi, Manerba, Donazzan, Presello, Baldini, Lorenzo, Moretti, Orio Mocellin, Cardelli (med.), Spelta, Parbuoni, Pascale, Varaldo, Zucchi
Tenenti Accad.: Caruso, Seccia, Epifani, Pallottini, Serrani.
Capitani: 2° Comp. Diasio, Seccia / Maggiorità De Meo /1° Comp. Frasca, Parentelli.
T.Col. Comandanti Btg: – Celentano fino al 12/66 – Petricci al 6/69 – Caringella al 8/71 – Donà
Generali di Div.: – Viglione 66/67, Mino 67/68, Giacobbi 68/69, Barbasetti 69/70, Orofino 70/71, Vaccaro.
Un evento che non si potrà dimenticare:
Nei nostri “nonni” era ancora fresca la memoria del disastro del Vajont del 9/10/1963 e dell’alluvione del Friuli (Latisana, Villa Santina, Codroipo) del 2/9/1965 quando…
Era la mezzanotte di un giorno di festa, 4 Novembre 1966, quando scattò quell’allarme per tutto l’esercito… Alla DeDo quasi tutti avevano subito pensato a una esercitazione e invece… in quasi due ore una ventina di camion furono caricati di materiale.. km e km di cavi, ponti radio, tende, cucine da campo, ecc. ecc. e pronti a partire e via…
Firenze, Grosseto, e, vicino a noi, il Triveneto erano colpite da alluvioni e già si contavano i morti.

In Friuli l’esondazione di tutti i fiumi (Adige, Brenta, Bacchiglione, Piave, Livenza. Tagliamento) aveva messo numerosi centri urbani sott’acqua con decine di km² di campagna sommersa, gravissimi danni ovunque, strade e ponti danneggiati.
Le nostre squadre di stenditori e guardafili della 2°Comp. furono destinate alla zona di Latisana per allestire velocemente le comunicazioni vitali e portare poi soccorso alla popolazione. Gli scaglioni 3° ’65 e 1° ’66 tennero un comportamento esemplare. L’operazione durò circa un mese durante il quale si dormì molto poco e in posti non certo comodi e il rancio… Al rientro eravamo sfiniti ma coscienti di portare con noi la riconoscenza di molta brava gente…
L’esercito era allora costituito da circa 400 mila uomini, mentre ne conta attualmente meno di 90 mila, e in molti casi ebbe a svolgere le funzioni di “protezione civile”.
Di quegli anni di vita intensa e continuo movimento si potrebbero raccontare un’infinità di episodi, fortunatamente, per lo più simpatici se non addirittura ridicoli… ma anche quelli più “pesanti” erano affrontati con il vigore dei vent’anni e sono poi impalliditi e spersi nelle vicende della lunga vita successiva.
Come non sorridere di quella volta… Una colonna di una decina di camion carichi di tutto il necessario per un lungo campo (materassi compresi) entra nella nuova caserma di Ialmicco e comincia a scaricare… siamo a buon punto quando arriva il Comandante della caserma infuriatissimo… sta per giungere il Generale… ricaricare perché il tutto deve essere portato da un’altra parte, ancora a fianco del muro di cinta ma dall’altra parte (intendendo “fuori”) …. Si ricarica di corsa e di corsa via… il carro in testa parte, esce, fa un lungo giro del muro, entra in una caserma e ricomincia a scaricare… ma era la stessa caserma da un altro ingresso!!!!!
E come non ricordare le tante conoscenze e amicizie strette nel periodo militare… certo alcune rare volte, si era costretti a mostrare i denti… fare i duri perché non tutti i soldati avevano ben compreso i comportamenti necessariamente imposti dal servizio militare.
Oggi, dopo tanti lavori e 33 anni di insegnamento, felicemente pensionato dal 2009 con moglie, due figlie, generi e tre nipotini è bello ripensare e condividere quei momenti e i tanti ricordi…

Lo sfondo storico della “Villa Margherita”, presente in tanti folgorini ricordi

Villa Margherita è una delle numerose “Ville” che costellano il paesaggio veneto e che testimoniano il lungo periodo fiorente della Serenissima; è sita in frazione Sant’Artemio a poco più di 3 km dalla DeDo sulla strada verso nord per Conegliano e, come già ricordato in un precedente articolo, fu probabilmente costruita fra il 1775 e il 1783 dal conte Giuseppe Santonini di Venezia e qualche documentazione si trova nel sito dell’Istituto Regionale Ville Venete.
Il futuro proprietario, conte Girolamo Manfrin (Zara 1742 – Venezia ott.1801), venne ad abitare a Venezia nel 1787 nel palazzo Priuli-Venier, dopo averlo acquistato e fatto restaurare dal famoso architetto veneziano Giannantonio Selva. Il Manfrin, con l’aiuto iniziale di finanziatori bergamaschi, era divenuto il più celebre appaltatore di tabacco dello stato veneto con grandi proprietà in Dalmazia e, appassionato d’arte, negli anni avrebbe poi lentamente riunito un’eccezionale raccolta. Nel giro di pochi anni il palazzo si venne riempiendo di oggetti e opere di vario genere: vi erano esposti oltre 800 pezzi di storia naturale, circa 800 libri di arte, architettura, archeologia e scienze naturali, nonché una collezione di 450 dipinti e svariate sculture. Divenne uno dei più visitati musei veneziani fino alla fine del XIX secolo.
Il Manfrin finanziò anche alcune pubblicazioni di tema artistico e rimase uno dei pochi veneziani ancora interessati a investire nell’arte mentre nere nubi si addensavano all’orizzonte alla vigilia della fine della Serenissima.
Infatti la Rivoluzione Francese del luglio 1789, pur ancora in preda a sommosse ed epurazioni interne (si conteranno alla fine non meno di 500mila morti), spinta in guerra da una coalizione europea, nell’aprile del 1796 aveva inviato un’armata, comandata da un giovane generale Napoleone, ad invadere il Regno di Sardegna alleato dell’Austria. Le tante vittorie ottenute su tutti i fronti dal rinnovato esercito (inizialmente degli “straccioni”) aumentarono però le mire espansionistiche avviate dal nuovo governo francese. La scusa accampata di inseguimento dell’esercito austriaco in ritirata permise ai francesi di invadere anche lo stato veneto senza causarne la immediata reazione. La Serenissima, benché dichiaratasi neutrale si trovò schiacciata tra le due potenze e non seppe scegliere, tra minacce e blandizie, il proprio destino divenendo infine pura merce di scambio. La resa ai Francesi del 12 maggio 1797 pose fine alla millenaria Repubblica, al più fiero e rispettato degli antichi Stati italiani che per secoli era stato una delle maggiori potenze europee.
Con il trattato di Campoformio, del 17 ottobre 1797 firmato dal generale Bonaparte e dal conte Ludwig von Cobenzl, lo stato veneto fu “ceduto” all’Arciducato d’Austria in cambio del riconoscimento della nuova “Repubblica Cisalpina” (Lombardia ed Emilia Romagna). Dal 18 gennaio 1798 le truppe austriache di Francesco II d’Asburgo-Lorena ne occuparono il territorio, dopo che l’esercito francese ebbe depredato o distrutto tutto quello che poteva per non lasciarlo agli austriaci (sparirono circa 30.000 opere d’arte). Continua a leggere

Rinascimento o Risorgimento… chi l’avrebbe mai detto…

Ritorniamo a Treviso, in libera uscita… A quei tempi la scelta riguardava solo il modo più veloce per arrivare al centro, all’osteria, al cinema… oggi che l’età e (e il coronavirus) ci mettono più calma possiamo vederlo anche in un altro modo. Quando si arrivava al fondo di Via Lancieri per entrare a Treviso… a sinistra (la più breve per il centro) o a destra? Nel primo caso si passava per il Rinascimento e nel secondo per il Risorgimento. Infatti i due attraversamenti del perimetro delle Mura erano nell’ordine Porta Frà Giocondo e Porta Caccianiga, due personaggi storici importanti per Treviso. Vediamo un po’ :

Giovanni Monsignori, detto Fra’ Giovanni Giocondo (Verona 1433 – Roma 1515), domenicano, fu un importante architetto e ingegnere, soprattutto militare, oltre che umanista e insegnante, e fu l’artefice della costruzione delle mura di Treviso. Fu il supervisore alle fortificazioni di alcune città della Repubblica, anche oltremare, dal 1509, quando in vista della guerra della Serenissima contro la Lega di Cambrai, fu inviato per predisporre le difese a Padova, Monselice, Legnago e a Treviso dove, con il comandante B. d’Alviano, fece costruire le nuove mura intorno alla città.
A Padova fece invece riadattare le mura per resistere alle nuove artiglierie, studiando un nuovo tipo di sistema difensivo che resisterà all’assedio di Massimiliano d’Austria e poi delle truppe spagnole e che rappresenta una delle prime realizzazioni di “fortificazione alla moderna”; questo sistema difensivo, perfezionato e adottato in molte città della Serenissima, riceverà, come per Bergamo, il riconoscimento Unesco nel 2017.
Una vita intensissima; alcuni esempi: – i suoi studi sui monumenti classici, sulle epigrafi latine, su rilievi antiquari e archeologici furono raccolti in un volume donato a Lorenzo il Magnifico di cui rimangono alcune copie. – Nel 1506, chiamato a Venezia per studiare l’interramento della laguna propose la deviazione del Brenta e fu quella la soluzione attuata; nello stesso anno, fu consultato da Papa Giulio II per la ricostruzione della basilica di San Pietro e il suo progetto influenzò la grande fabbrica; a Venezia fu il primo a portare le nuove idee di un’architettura classicista e vitruviana e fu per un decennio al centro di ogni dibattito architettonico e di ogni realizzazione importante; gli viene attribuito il progetto del Fondaco dei Tedeschi. Giorgio Vasari gli dedicò una delle sue “Vite”.

Antonio Caccianiga (Treviso 1823 – Maserada sul Piave 1909) politico, patriota e scrittore.
Studia storia naturale ed economia rurale a Padova e Milano; di idee liberali ed antiaustriache, costretto esule in Piemonte, Svizzera, Francia ed Inghilterra, rientra a Treviso nel 1854 per un’amnistia e, con la moglie parigina, si stabilisce a Maserada sul Piave, mantenendo i contatti con altri patrioti ed intellettuali.
Deputato del Regno d’Italia, Prefetto di Udine, Podestà di Treviso (in quanto tale facente parte della delegazione che portò a Torino i risultati del plebiscito del Veneto del 1866), Sindaco di Maserada,
Giornalista e scrittore, pubblicò alcuni romanzi di contenuto risorgimentale e antiaustriaco (I vampiri e l’incubo, Il convento, Brava gente, Il roccolo di Sant’Alipio, Il proscritto) e alcune opere di elogio alla vita campestre e moralistiche (La vita campestre, Il dolce far niente, Le cronache del villaggio, Il bacio della contessa Savina, Frondeggi, Lettere d‘un marito alla moglie morta, Ricordo della provincia di Treviso).

Rinascimento o Risorgimento?

e i Trasmettitori della Folgore ricorderanno per sempre Treviso…

Treviso-GonfaloneQuesta bella cittadina veneta che ci accoglie tutti gli anni, vive nei nostri ricordi di giovani che scorrazzavano per le sue vie sciamando dalle caserme e affollando i suoi bar, i cinema, le trattorie (dove si integravano i pasti serviti in mensa che non erano proprio “luculliani”), i giardinetti, le osterie (dove si consumavano patatine fritte con litri di “Clinton”), e la stazione (per qualche giretto domenicale magari non proprio autorizzato). E in questa città ognuno di noi ha vissuto almeno o un’estate caldissima o un inverno freddo (in camerate senza riscaldamento) e brumoso (immersi nella nebbia, le ore di guardia notturne sembravano non passare mai) ma poi la Via dei Lancieri di Novara Treviso viacon quattro passi ci portava in un Centro Città pulito e animato da una popolazione allegra e laboriosa.
Guardando le targhe apposte nelle vie, qualcuno di noi già ricordava la lunga e gloriosa storia di Treviso, fin dall’antica Tarvisium, ai giorni nostri. E come non ricordare che dopo i primi bombardamenti aerei ricevuti, con gran spavento, addirittura durante la prima guerra mondiale, ce ne fu uno nel 1944 tra i più tremendi subiti in Italia:

Il bombardamento a tappeto avvenne il 7 Aprile 1944, giorno di venerdì santo.
L’incursione degli aerei alleati durò 7 minuti a partire dalle 13.24 e, benché preceduto dalle sirene d’allarme, fu devastante. 159 Fortezze Volanti (scortati da altrettanti caccia Thunderbolt), Bombe treviso 7 -stazione primaBombe treviso 6 -stazionesganciarono circa 2.000 bombe, con probabile obiettivo la stazione, ma che si sparsero su gran parte della città, distruggendo e incendiando interi quartieri: 3783 edifici distrutti e le macerie continuarono a fumare per due settimane. Le cifre sui morti sono discordanti, ma non furono meno di 1000 nella sola città e comuni limitrofi (123 bambini in località Santa Maria del Rovere) ma molti dei corpi restarono a lungo sotto le macerie e non si seppe il numero dei morti tra i militari tedeschi, presenti in circa 5.000 unità e distribuiti in varie zone della città. E poiché a questo bombardamento ne seguirono altri, alla fine della guerra i morti ufficialmente furono 1600 (molti dei quali nei rifugi antiaerei vulnerabili per bombe da 500 kg) e la distruzione o danneggiamento fu di oltre l’80% del patrimonio edilizio, compresi i principali Bombe treviso 00 -pal300Treviso -Piazza-Signorimonumenti storici e artistici.
Ogni anno il tragico evento viene ricordato in piazza dei Signori da autorità civili, religiose e militari e, mentre la bandiera viene lasciata a mezz’asta durante tutta la giornata, la campana del cosiddetto Campanòn dea Piassa (la Torre Civica) suona a lutto per 7 minuti dalle 13,24, durante i quali si interrompono le attività cittadine.”

Chi non si ricorda Villa Margherita?

Alzi la mano chi non ha mai fatto guardie a Villa Margherita…

Villa Margherita wVilla Manfrin detta Margherita è ubicata nella frazione di Sant’Artemio, lungo la SS13, ora gestita dall’Istituto Regionale Ville Venete; è un edificio del secondo ‘700, progettato dall’architetto veneziano Giannantonio Selva (autore anche del Teatro La Fenice) per volontà dell’imprenditore Girolamo Manfrin. La denominazione “Margherita” è dovuta a Margherita Lichtenberg, nobildonna inglese che ne fu a lungo proprietaria. L’edificio si dispone su tre livelli, con una facciata sviluppata in lunghezza; lo stile è neoclassico, con il frontone centrale e i piccoli timpani che sovrastano le monofore del piano nobile e il portale, anch’esso al piano nobile, raggiungibile attraverso due scale a gomito, che lo collegano direttamente al giardino antistante, dov’è presente una fontana decorata da elementi scultorei.
Internamente, nelle sale più importanti, sono conservati degli stucchi.
Tra gli annessi della villa vi sono due barchesse che danno al complesso una disposizione a U, essendo perpendicolari alla facciata posteriore dell’abitato. Il grande giardino, ben curato e dotato di peschiera, è arricchito dalla presenza di numerose statue.
Fino al 1986 fu sede del Comando di Divisione della Folgore e poi del Distretto Militare e, fino al 2014, sede della Divisione Unità Mobili dei Carabinieri.
Oggi è chiusa al pubblico tranne che da maggio a luglio quando è possibile visitarla grazie ai Gruppi FAI Giovani del territorio. Il suo ampio parco è però pubblico, aperto a tutti, e sede di vari eventi estivi. Guardando le vecchie foto di Treviso si vede questo edificio, le carrozze, i cavalli, e rappresenta quindi una memoria storica della città.

villa margherita e militMa per noi giovani di allora, la mente da tutt’altra parte, la descrizione è ben diversa (da fb pubblici):

– dicembre ‘67- febbraio ‘68 passati alla de dominicis poi trasferito di stanza a Villa Margherita, sempre a TV. Caspita è passata una vita… ma li rimpiango.
– Noi facevamo servizi di guardia molto spesso al comando trasmissioni in una località chiamata villa margherita che a differenza di una caserma tradizionale non aveva mura di cinta ma una recinzione metallica all’interno di un parco dove transitavano diverse gnocche ….e spesso dedicavo loro “l’attenti a……..”.
– la “caserma” di cui non ricordi il nome era il distretto militare di Treviso, io ero del 2°/95 e lo facevamo pure noi il furgone blu ed ogni tanto feste degli ufficiali, poi c’era il centralino in disuso …. da cui chiamavi casa 😉
– 5 mesi a villa margherita niente coda per mangiare, permesso fino alle 23, la ronda di artiglieria ci fermava regolarmente ma restava fregata dato il permesso, se punito uscivi da villa margherita, licenze a rotazione senza passare dal comandante di compagnia! ‘na pacchia!
– A villa Margherita c’era un corpo di guardia non male, ben riscaldato e con tv a colori.

E poi un vivo ricordo: cominciava finalmente a schiarire dopo una notte gelida di guardia; aldilà del muro di cinta a nord si percepiscono delle voci; si drizzano le orecchie perché nel ’67, anche se non vi erano in giro grosse tensioni (ma c’era il Vietnam, la guerra dei sei giorni, la cortina di ferro, la Süd-Tiroler Freiheit, ecc.), non si mai…; ma poi… tranquilli… erano le donne del paese che si recavano di buon’ora a fare il bucato nel torrentello, pulitissimo, che scorreva a fianco della strada oltre il muro… poverette, al freddo e altro che lavatrice!! Un bel richiamo al sacrificio che ti faceva sentire fortunato.

Un pò di storia della De Dominicis..

La “nostra DeDo” fu costruita nel 1910 su un’area di circa 80.000 mq per la Cavalleria e ospitò negli anni diversi reparti tra cui i gloriosi “Lancieri di Novara”.
linea Piave 1Non ci dato sapere come fu utilizzata durante la Grande Guerra; sicuramente ospitò quegli eroici Corpi che combatterono, e vinsero dopo Caporetto, l’esercito più agguerrito dell’epoca in tante cittadine venete e friulane, (Casarsa, Cormons, Gemona, Codroipo, Tagliamento, ecc.), i cui nomi sono anche nei nostri ricordi legati alle “manovre”, agli anfibi e tute mimetiche.
E senz’altro ospitò ancor più soldati al tempo delle battaglie del Piave che videro Treviso, vicinissima al fronte, minacciata direttamente di invasione, e la sua provincia (Montello, Nervesa, Isola dei Morti, ecc.) scenario di epici e sanguinari sacrifici.
foto DeDo anni 20Sicuramente ancora abitata dalla Cavalleria negli anni ’20 come testimonia una vecchia foto, rintracciata dal Castellucci, del momento in cui il Comandante e la Bandiera dei Lancieri ricevono la medaglia al V.M. per la battaglia del 30 Ott.1917 a Pozzuolo d.F. che bloccò l’avanzata nemica consentendo alla III° Armata di ricostituirsi oltre il Piave.
Ma i nomi ricorrenti legati alla sua storia più recente sono sicuramente quelli di Folgore (tratto dalla originaria 185° Divisione Paracadutisti Folgore) e di 184° (tratto dall’originaria 184° Divisione Paracadutisti “Nembo”) a loro volta uniti ai nomi di Collegamenti o Trasmissioni.
Una storia “comparata”, ci può far ricordare quali furono i reparti che negli anni vi alloggiarono e gli eventi che li interessarono (colorati i “padroni di casa”, normali gli “ospiti”):
• 29.03.1951 – 31.10.1953 – Battaglione Collegamenti “Folgore” della 185° Div. Folgore
…* 1952 – 1962 la Sezione CC Divisionale “Folgore”
• 01-11-1953 – 31.10.1958 – 184° Compagnia Collegamenti della 184° Div. Nembo
• 01.01.1958 – 31.12.1975 – Battaglione Trasmissioni “Folgore” della Divisione Folgore
…* 1960 – 1989 – 513^ Sezione di Magazzino del 7° Deposito Territoriale
…* 1962 – 1965 – XIII° Battaglione Fucilieri della 3^ Brigata Missili
– dal 1.1.1964 la ferma viene ridotta da 18 a 15 mesi.
– dal 1.1.1976 la ferma viene ridotta da 15 a 12 mesi.
• 01.01.1976 – 30.11.1993 – 184° Battaglione Trasmissioni “Cansiglio”, così rinominato il precedente dopo la ristrutturazione del 1975 dell’E.I. per la quale la Folgore diventa Divisione Meccanizzata Folgore con “supporto” del suddetto.
– 6 maggio 1976, terremoto in Friuli. La Divisione impegnata nei soccorsi.
…* 1976 – 1986 – Comando Trasmissioni della Divisione Meccanizzata “Folgore”
– La Divisione Folgore viene sciolta il 31 Ott. 1986, per la riorganizzazione dell’E.I. con l’abolizione del livello divisionale ma il 2Cansiglio” resta tale fino al 1993 ma alle dipendenze del V° C.d’A.
…* 1986 – 1993 – Gruppo di Lavoro Telematico del V° C.d’A.
– dal 1.12.1993, la Bandiera di Guerra lascia la Caserma inviata al museo delle bandiere di Roma … da allora non vi risuona più il grido “Folgore”!
• 01.12.1993 – 31.12.1998 – Centesperimat – Centro Telematico Sperimentazioni, Rifornimenti e Riparazioni Materiali delle Trasmissioni sotto il Comando Logistico Nord.
– dal 1/1/1997 la ferma viene ridotta da 12 a 10 mesi.
• 01.01.1999 – 31.12.2016 – 184° Reggimento di Sostegno Telecomunicazioni “Cansiglio” del Comando Logistico Nord e la Bandiera di Guerra torna alla Caserma.
– dal 16.3.2000 è possibile il servizio militare femminile volontario.
– dal 1.1. 2005 il servizio militare diventa solo volontario.
• 01.01.2017 – ………… – 184° Battaglione di Sostegno Telecomunicazioni “Cansiglio”, ridiventato battaglione per la nuova ristrutturazione dell’E.I. con abolizione del livello reggimentale, del Comando Logistico Nord.

A un sommario conteggio, risulta plausibile che, nelle camerate e nei cortili della De Dominicis, dall’anno della sua costruzione, siano stati alloggiati non meno di 100.000 militari…
…E DAL 2011 OSPITA ANCHE IL RADUNO NAZIONALE DEI SUOI TRASMETTITORI!!