…ma io volevo andare in Aeronautica!!

… e invece son finito alla De Dominicis!
Già prima della sofferta fine delle scuole medie, avevo scoperto la mia passione per l’aeronautica e per questo, nonostante la dura iniziale opposizione dei genitori riuscii a farmi iscrivere all’ Istituto Tecnico per Periti Aeronautici di Pisa e a luglio del ’66 ne uscii con il “Diploma di Perito Capotecnico per le Costruzioni Aeronautiche” e pure con la “Menzione onorevole di Secondo Grado” consegnatami dal preside.
Da tempo frullava dentro di me una tremenda passione per tutto quello che si librava nell’aria, dalle farfalle agli aquiloni, agli aeromodelli, ai jet e quindi con entusiasmo spedii subito domanda di assunzione a tutte le possibili ditte del campo aeronautico…. Fiat Avio, Aeronautica Macchi, Siai Marchetti, Agusta elicotteri, ecc.. e financo alla Ferrari Automobili.
E, come per tanti giovani diplomati di allora, mi arrivò la doccia fredda… le ditte da poco erano state obbligate per legge a mantenere il posto di lavoro ai giovani assunti anche per la durata del loro periodo di leva, … motivo per il quale, tutte, in quegli anni, assumevano solo “militassolti”!
Avevo già fatto la “tre giorni” di visita al distretto militare di Firenze ed ero stato dichiarato “abile e arruolato” e, per strana ispirazione del tenente esaminatore finale, adatto per le “Trasmissioni”.
Ma dell’Esercito io non ne volevo sapere… io volevo, e dovevo, entrare in Aeronautica!
Venni a sapere di un concorso per un centinaio di posti per A.U.C. nel Genio Aeronautico; i vincitori avrebbero subito frequentato un corso di tre mesi alla Scuola di Guerra Aerea, sita nel Parco delle Cascine di Firenze… oplà.. a un passo da casa!
Il concorso era riservato a diplomati con titoli preferenziali per diploma di perito aeronautico, possesso di brevetto di pilotaggio, frequenza di corsi aeronautici, attestazione di aeromodellista, ecc.
Diploma.. l’avevo; Attestato… l’avevo.. infatti, nell’estate del quarto anno di istituto avevo partecipato a una “settimana di cultura aeronautica” di propaganda nelle scuole organizzata dall’Aeronautica Militare all’aeroporto di Gorizia; il corso prevedeva anche il pilotaggio di un velivolo da turismo e ne avevo ricevuto l’attestato!! … Aeromodellista… lo ero… con tanto di tessera FAI (Fédération Aéronatique International) e una bella lettera di presentazione del presidente GAE (Gruppo Aeromodellistico Empolese).
Boom… avevo tutte le carte in regola.. sembrava essere l’occasione della vita e mi affrettai perciò a fare la mia brava domanda allegando tutto quello che poteva servire ad alzare il mio punteggio.
Ero contento come una Pasqua quando mi arrivò la lettera di convocazione per la visita medica alla caserma dell’aeronautica di Piazza Novelli a Milano e, avendo già passato la selezione di Firenze, mi presentai estremamente fiducioso.
Di nuovo, mi fecero spogliare, mi pesarono, mi misurarono, mi ascoltarono il cuore, mi interrogarono per sapere il perché e il percome… e poi mi chiamarono alla visita oculistica.
Il colonnello medico mi fece togliere gli occhiali, cominciò il test, mi guardò dentro la retina, mi guardò e riguardò. Poi mi disse di rimettermi gli occhiali. Si mise alla scrivania, cominciò a scrivere e poi mi porse un foglio…. “Occhio destro con visus inferiore di un decimo a quello consentito. Risultato: Non idoneo!
Ma come?!? E’ vero, io portavo gli occhiali fin da piccolo per una leggera miopia ma la selezione era per il Genio Aeronautico… non dovevo mica fare il pilota!! Certo quelli dovevano essere perfetti!!
Mentalmente lo maledissi con tutte le mie forze ma non ci fu niente da fare. Il verdetto era stato pronunciato!
Tornai a casa con la coda fra le gambe e, con l’ultima speranza prima della disperazione, feci domanda come soldato semplice in aeronautica.
La “cartolina” arrivò a maggio del ’67: Presentarsi al C.A.R. della Caserma Giannettino a Trapani!!
Non me ne vorranno i commilitoni trapanesi ma, per me, posto più lontano da casa non ci poteva essere e poi giugno e luglio quell’anno a Trapani con temperatura costante sui 40°/42° e, ancor peggio, la carenza di acqua. In televisione, se parlavano del trapanese, facevano vedere gente che si faceva la barba con la gazzosa. L’acqua in caserma, razionata, veniva portata di notte con autocisterna.
Naturalmente quando facevamo esercitazioni ginniche, si facevano a torso nudo e quando eravamo sudati, “SCHIENA A TERRA, GAMBE IN ALTO!” poi “PANCIA A TERRA! 10 FLESSIONI!”
Ovviamente il campo sportivo dove si faceva questo non aveva un filo d’erba, ma una coltre di polvere finissima come il borotalco. Quando ci rialzavamo eravamo infarinati come pesci da friggere. E niente docce… e non parliamo dell’igiene di cucine e gabinetti!! Sicuramente per noi funzionò la famosa “puntura” protettiva. Un bel allenamento per la guerra d’Africa! Continua a leggere

Un “cercasi” molto particolare

Ci scrive Emanuele Ezio Giannetta (emanuelegiannetta@gmail.com):
GIANNETTA foglio matr1Salve, vi scrivo perché ricercando notizie riguardo il mio defunto nonno Giannetta Arberio, inquadrato nella Folgore come telegrafista durante la seconda guerra mondiale, ho trovato il vostro blog; forse voi siete a conoscenza di informazioni che non ho di qualsiasi genere. Allego il foglio matricolare che sono riuscito a farmi inviare dall’Archivio di Stato; lui non ha mai raccontato molto a mio padre delle sue vicende e mi piacerebbe saperne di più, visto gli eventi storici ai quali ha partecipato.
Grazie e saluti

 

Carissimo Emanuele, annotiamo con molto piacere il tuo interesse per i fatti della vita di un tuo caro predecessore… e non fatti qualsiasi ma legati alla Storia del nostro Paese e che sono da non dimenticare. Purtroppo devi sapere che i frequentatori del nostro blog sono, relativamente al periodo richiesto, troppo “giovani” avendo assolto il servizio militare praticamente a partire dagli anni ’60 (la cerchia ristretta poi del nostro Battaglione è dal 1959 al 1975). Certo quei nostri primi militi hanno avuto occasione di conoscere, tra i loro ufficiali e sottufficiali di carriera, persone che a quei fatti parteciparono ma di questi non abbiamo più contatti. Possiamo consigliarti di rivolgere la stessa domanda ad altri siti (o gruppi Facebook) legati alla Folgore, soprattutto quelli legati alla “Brigata Paracadutisti” che di quella parte di Storia sono i principali custodi. Pubblichiamo comunque la tua richiesta sia come testimonianza di partecipazione giovanile sia nella speranza che, di rimbalzo, qualcuno possa darti delle indicazioni.
Un forte abbraccio.

1958-1975 – I Comandanti della “FOLGORE”

La “nostra” Divisione nel corso della sua gloriosa Storia, ha annoverato tra i suoi comandanti delle personalità di grande rilievo. Avevano partecipato alla seconda G.M., in parte in Africa Settentrionale, e molti di essi hanno ricevuto medaglie e importanti onorificenze. Vediamo le notizie reperibili sui 17 Generali che si sono succeduti al suo comando durante gli anni di esistenza del nostro Battaglione Trasmissioni:

1) Gen. Mario Puddu 1958 – 1959 (Ussassai 26/8/1899 – 1980)
AUC alla Scuola di Caserta, partecipa alla prima G.M. prima distinguendosi sul Piave e poi in Francia e in Belgio. Nel 1920 inviato in Albania. Capitano nel 1927 e dal 1928 al 1931 alla Scuola di Guerra. Ufficiale di S.M. dell’Esercito e nel Gabinetto del Min. della Guerra. Dal 1936 sino al termine partecipa alla guerra di Spagna e, per meriti di guerra, promosso Maggiore e comandante un Btg carri e, successivamente, Comandante un Btg dell’esercito regolare spagnolo. Durante la seconda G.M. inviato prima in Albania e, come Ten.Col., nel 1942 al Comando Supremo fino all’Armistizio. Partecipa alla difesa di Roma e poi, nel nuovo esercito italiano, alla liberazione della capitale come Ufficiale dello S.M. dell’Esercito. Colonnello nel 1948, prima Comandante della Scuola Carristi e poi al Centro Alti Studi Militari e allo F.T.A.S.E. – Fa parte del Comando Nato a Verona e degli Stati Maggiori Combinati. Nel 1956 è Gen. di Brigata nella Div. Legnano. Nel 1957 Generale di Div. e Comandante della Div. Folgore dal 1958 al 1959. Nello stesso periodo è anche Direttore Generale Ufficiali del Min. della Difesa. Generale di C.d’A. comandante del 6º corpo d’armata a Bologna dal 1959 al 1962. Autore del libro “Guerra in Italia – 1943-1945”. Decorato con tre medaglie d’argento e una di bronzo al V.M. – Grande Ufficiale OMRI il 02/06/1961
2) Gen. Vincenzo Pezzonia 1959
3) Gen. Massimo De Palma 1959 – 1960. Grande Ufficiale OMRI il 23/02/1965
4) Gen. Ottavio Di Casola 1960 – 1961. Colonnello alla Scuola del Genio nel 1950 – Grande Ufficiale OMRI il 27/12/1965
5) Gen. Luigi Forlenza 1961 – 1962. (RC 3/11/1907 – Roma 23/7/1989)
Alla Scuola AUC di Roma il 1/9/1926. Sottotenente di Complemento il 16/6/1927 all’84° Rgt di Fanteria. Il 15/10/1927 nella R.Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena e Sottotenente di Fanteria il 16/8/1929 all’81° Rgt di Fanteria, tra le cui fila partecipò alla Campagna d’Etiopia. Capitano nel 1935, ammesso all’Istituto Superiore di Guerra nel 1937 prende parte al Secondo Conflitto Mondiale, Maggiore nel 1942. Dopo diversi incarichi di S.M. sino al 1944, fu assegnato al 6° Rgt di Fanteria “Aosta”. Tenente Colonnello nel 1947 e Capo di S.M. della Div. Granatieri di Sardegna. Colonnello dal 31/5/1952 e dal il 15/2/1953 comandante del 67° Rgt Fanteria. Dal 6/3/1954 assegnato al Q.G. Italiano del Comando Forze Terrestri Alleate Sud Europa. Gen.di Brigata nel 1957; al Comando della Divisione “Folgore” dopo la promozione a Generale di Div. il 1/11/1961. Promosso Generale di C.d’A. il 29/12/1964, mentre svolgeva le funzioni di Ispettore delle Armi di Fanteria e Cavalleria, poi nominato Comandante dell’VIII° Comando Militare Territoriale. Dal 26/2/1968 al 2/11971 Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Decorato di 2 Medaglie di Bronzo al V.M. e nominato Cavaliere di Gran Croce OMRI il 11/12/1968
6) Gen. Umberto Rosato 1962 – 1963. (Solofra -Avellino- 1906)
Allievo dell’Accademia Militare di Modena e poi Sottotenente dei Bersaglieri. Partecipa alla campagna d’A.O.I. e alla seconda G.M. sul fronte albanese. Decorato di tre croci di guerra al V.M. una delle quali conferitagli “sul campo”. Ufficiale di S.M., Capo Ufficio Operazioni del VI Corpo d’Armata negli anni 1941-1943. Al rientro in Patria, dopo due anni di prigionia in Germania, è Capo Ufficio Operazioni del VI° Comando Militare Territoriale di Bologna e poi Comandante di Btg dell’87° Rgt Fanteria. Promosso Colonnello, è Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia a Washington, dal 1953 al 1955, e poi Comandante dell’82° Rgt Fanteria “Torino”. Frequentato l’11^ sessione del “Nato Defence College”, dove successivamente ricopre l’incarico di Consigliere agli studi negli anni 1957-1958. Gen. di Brigata nella Div. “Folgore” e poi nell’Accademia Militare di Modena. – Generale di Div., nel 1962 è Comandante la Div. Folgore – Generale di C. d’A. nel 1965 al comando del V° C. d’A. e dal febbraio 1967 al marzo 1969 Comandante Generale della G.d.F. Nei 25 mesi in cui ha retto la carica, numerose le realizzazioni conseguite in ogni settore e l’efficienza operativa dei reparti ha toccato vertici mai raggiunti in precedenza. Continua a leggere

Riemergono lentamente dalle nebbie del passato…

E’ successo a tutti noi… sono i ricordi. La nostra mente, sollecitata da un oggetto che ci capita tra le mani o da un discorso tra amici o semplicemente da un’immagine, apre una finestra su uno scenario in cui noi abbiamo vissuto e che ci appare inizialmente sfocato ma che piano piano fa riemergere particolari.. e porta, a volte, a nuove considerazioni…

“Lasciammo il CAR di Arma di Taggia la sera del 16 Dicembre 1970. La riviera ligure era ancora piena di sole, anche caldo, ma ci attendeva una notte in tradotta partendo da Genova. Nel lunghissimo, scomodo (ammassati e surriscaldati su sedili di legno) e tormentato tragitto, una sosta in tutte le stazioni. In quei giorni l’Italia al nord degli Appennini era sotto una coltre di neve e dai finestrini appannati non si vedevano altro che paesaggi imbiancati. Addio belle giornate, addio bel sole della Liguria e anche a un bel po’ di spensieratezza in quella notte di viaggio con la mente piena di timori e incertezze….Dove si finirà?….Sapevamo solo che la stazione finale di arrivo della tradotta era Mestre. E vi arrivammo… dopo quasi 24 ore scendendo in una stazione deserta, gelida, neve e ghiaccio…
Ed ecco arrivare dei camion telati; sono per il trasporto delle “spine” (così ci apostrofavano gli addetti al “ricevimento”) alla caserma De Dominicis di Treviso. Durante il trasferimento da Mestre alla caserma nei “comodi telati CP70” a nafta (credo fossero questi gli automezzi di allora) ci fu il congelamento totale delle “spine” per una temperatura esterna che, ci pareva essere, forsanche di -10°C.
Finalmente (era il 17 dicembre 1970) l’arrivo nel grande cortile della caserma De Dominicis di Treviso. Veloce rifocillamento con bevande calde nella mensa e, subito dopo, l’inizio delle varie incombenze organizzativo-burocratiche, appello, magazzino vestiario, sistemazione in camerate, ecc. ecc. Benvenuti a Treviso, benvenuti nella Folgore. Cominciava la vera “naja”.
Bello ricordare che a volte, ma solo quando si prendeva la decade (circa 1500 lire), in libera uscita si andava a bere qualche “ombreta” in varie osterie della città; ma per me la migliore era l’Oca Bianca, dove si beveva il Clinton in tazze di ceramica.
La mia sensazione rimane che a Treviso la gente volesse bene ai soldati (almeno così io vedevo) ed era allora curioso notare, quando si fermava qualcuno per porre una domanda, sentirsi dire: “..comandiii ??” ben sapendo che a Roma, in analoga circostanza, ti avrebbero invece detto “..che vvvoi ??
E il tempo, tra manovre, servizi, poche licenze e tante nuove conoscenze, trascorse, visto poi da oggi, molto velocemente.
Congedato il 20 dicembre 1971, tornai a casa, a Roma, e, dopo i festeggiamenti per il rientro e le festività natalizie, lì cominciarono le vere preoccupazioni… il lavoro… la fidanzata che aspettava.… l’ansia e i timori per un futuro sconosciuto. Fortunatamente, con il passare del tempo prevalse lo spirito dei vent’anni con la tenacia dei giovani di allora… bisognava cominciare la vita lasciando da parte paure e angosce… rimboccarsi le maniche e trovare il proprio posto nella società civile.
Cominciarono da subito a impallidire i ricordi come l’ormai vecchia ossessione della ronda o il saluto sull’attenti al passaggio di un ufficiale; e intanto si sentiva dire che anche la vita nelle caserme stava cambiando, prima con la riduzione del periodo di leva e poi con l’abolizione della coscrizione obbligatoria.
Oggi capita a volte, osservando il comportamento di tanti giovani, di chiedersi se si sia sbagliato nel non aver mantenuto un servizio militare da farsi lontano da casa. Bisogna ammettere che, allora, a molti di noi fece bene incrementando l’autonomia personale, e quindi anche l’autostima, e, contribuendo alla formazione della personalità e alle capacità di rapporti interpersonali, fu positivo anche per l’intera comunità”.

Carmelo Maiolo – 5 aprile 2020 – Ripensando alla vita militare

El Alamein, il sacrificio della meglio gioventù

In tanti libri si può oggi ritrovare la storia dell’originaria Divisione Folgore e di quella epica battaglia che la vide protagonista e vittima sacrificale. Ma un libro scritto da un grande personaggio che non vi apparteneva ma che con essa condivise i momenti più tragici, sembra dare una visione più complessiva dell’evento e, con grande umanità, descriverne gli eventi : “Alamein 1933-1962” di Paolo Caccia Dominioni – Vincitore premio Bancarella 1963 con motivazione certamente condivisibile: “Il libro che, meglio di ogni altro, ha raccontato la battaglia simbolo della guerra sul fronte d’Africa”.
L’autore, era comandante del XXXI° Battaglione Guastatori del Genio Alpino quando fu aggregato alla Divisione Folgore durante la battaglia di El Alamein.
Il destino di Paolo Caccia Dominioni, soldato e ingegnere, umanista, esploratore e scrittore, è indissolubilmente legato al nome di quel luogo perso nelle sabbie del deserto africano. Il suo primo viaggio colà, come esploratore, nel 1933; poi vi ritorna con il Battaglione Guastatori per la epocale battaglia, e poi ancora dal 1948 al 1962 per la lunga ricerca, paziente e pericolosa (oltre un milione di mine, dei sei milioni e mezzo, non erano ancora state dissotterrate) dei corpi grazie alla quale più di cinquemila soldati italiani caduti troveranno l’ultima casa nel Sacrario da lui progettato e costruito.
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Paolo Caccia Dominioni, Nerviano 1896 – Roma 1992, il 24 maggio 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ancora studente di ingegneria, si arruola nei “bersaglieri ciclisti” ma, dopo cinque mesi, entra nella Accademia Militare del Genio e partecipa poi, come tenente, ai combattimenti sull’Isonzo dove si guadagna il primo riconoscimento, Medaglia di Bronzo al V.M. Nel 1924, tornato civile e laureatosi in ingegneria, apre uno studio al Cairo, progettando importanti edifici in tutto il Medio Oriente. Richiamato in servizio, partecipa nel 1935 alle operazioni in Etiopia guadagnandosi un’altra decorazione.
Agli inizi del 1940, mentre stava dirigendo i lavori per la costruzione dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara, venne richiamato in servizio per la quarta volta e assegnato al Servizio Informazioni Militare. Insoddisfatto di questa collocazione di retrovia, ottiene il trasferimento al Genio Guastatori Alpino destinato all’impiego in Russia; nel luglio 1942 gli viene invece affidato il comando del 31º Battaglione Guastatori in partenza per la campagna del Nord Africa.
Né la Folgore né i Guastatori cedettero terreno al nemico ma, quando giunse l’ordine di ritirata, si ritrovarono accerchiati. Riuscì a forzare il blocco con metà del suo battaglione e di altri reparti unitisi; raggiunge Marsa Matruh e contribuisce a bloccare temporaneamente l’Ottava Armata. Il suo battaglione fu l’unico reparto organico superstite del X° C.dA.; per questo, viene decorato con Medaglia d’Argento al V.M.
Rimpatriato, nel maggio 1943 promuove la ricostituzione del suo Battaglione, Genio Guastatori Alpini, ad Asiago e ne assunse il comando fino all’8 settembre 1943. Sfugge alla cattura tedesca e decide di darsi alla macchia entrando a far parte della brigata partigiana Garibaldi. Fu arrestato e subì duri trattamenti ma poi fortunosamente scarcerato per un cavillo il 15 febbraio 1945. Le sue capacità militari lo portarono alla carica di Capo di Stato Maggiore del C.V.L. e alla fine della guerra ricevette la Medaglia di Bronzo al V.M.
Dopo la fine della guerra riprese ben presto la sua attività nello studio di ingegneria del Cairo, e nel 1948 ottenne l’incarico dal governo italiano di risistemazione del cimitero di guerra… con un solo sergente come collaboratore!
La missione durò quattordici anni, spesi in gran parte nel deserto con molta abnegazione, alla ricerca ed esumazione delle salme dei caduti di ogni nazione sparse nel vasto campo di battaglia (con estesi campi minati ancora efficienti che, negli anni di ricerca, provocarono la morte di sette collaboratori indigeni), e culminò con la costruzione del sacrario italiano da lui progettato.
Paolo Caccia Dominioni, che parlava correntemente tedesco, francese, inglese, arabo, continuò la sua attività di progettista e scrittore anche in tarda età fino alla morte, sopraggiunta all’ospedale militare del Celio all’età di 96 anni nel 1992. Nel 2002, in occasione del 60º anniversario della battaglia di El Alamein, il Presidente della Repubblica ha concesso al tenente colonnello Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo un ultimo riconoscimento, la Medaglia d’Oro al Merito dell’Esercito “alla memoria”.

Un cinegiornale propagandistico d’epoca dell’Istituto Luce mostra il 31º Guastatori in azione, con effetto assai realistico, e vi appare anche il Maggiore Caccia Dominioni dare istruzioni ai suoi uomini con in testa il suo amatissimo cappello alpino.

Sempre Trasmettitori… ma in tempi diversi!

albergo dedo lanzano Da qualche parte, qualcuno… ma certamente un “giovane” del 184°, ha postato questa immagine della DeDo.
Concetto chiaro e condiviso.

Si va beh, cara “burba”!… ma… letti singoli e non a castello, telo disteso e non ripiegato, armadietti e pure con chiave, camera con porte e magari riscaldata e magari con tutti i vetri sani… ma di che albergo si trattava perché noi ragazzi degli anni ’60 l’avremmo prenotato subito e ci saremmo anche stati più volentieri!!

Scopriamo poi che, nei tempi più recenti, alla DeDo i militi avevano a disposizione una palestra e giocavano a pallavolo!! Possiamo assicurare che negli anni ’60, per il Battaglione Trasmissioni Folgore, la palestra non c’era ma anche se ci fosse stata, con tutte le manovre sempre in corso, sarebbe rimasta vuota!
L’unica alternativa “sportiva” era il campo di calcio spelacchiato dove, ad ogni caduta, la sbucciatura era garantita!
Eppure, ai tempi, c’era nella 2° Compagnia chi ne sarebbe stato felice perchè, alla Scuola Trasmissioni della Cecchignola, aveva preso 5 gg di licenza premio per aver vinto il Campionato di Presidio (allora con 30.000 militari, compresa una Compagnia Speciale Atleti) di pallavolo… e la squadra era formata quasi completamente dalla 7° O.P.R…

Il “Battaglione Trasmissioni Folgore”

…e i “Trasmettitori” della Caserma De Dominicis

Il nome “Battaglione Trasmissioni Folgore”, ha dei termini temporali ben precisi:
1° Novembre 1958
, quando viene costituito, facente parte dell’omonima Divisione di Fanteria, formato da due compagnie e acquartierato nella Caserma De Dominicis, e il
31 Dicembre 1975, quando, per effetto della ristrutturazione dell’E.I. la Divisione cambiò la sua struttura diventando Divisione Meccanizzata Folgore e, pur mantenendo praticamente invariati i compiti e l’appartenenza (ma il basco dei militi diventa nero), il nome diventa 184° Battaglione Trasmissioni Cansiglio. E ciò fino al 31 Ottobre 1986 quando la Divisione Folgore viene sciolta.
Ma la tipologia di impegno, la necessità cioè di avere nei Corpi chi sapesse far comunicare tra loro i vari Reparti, esiste fin dall’antichità e sempre esisterà; motivo per il quale si può capire che il “Battaglione Trasmissioni Folgore” ha un “prima” e un “dopo” molto importanti nella storia recente che si possono così riassumere:
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Prima:  – la storia, premesso che il 15 ottobre 1939 venne istituita in Italia la Regia Scuola Paracadutisti dell’Aeronautica a Tarquinia, inizia il 1º settembre 1941 quando venne formata la 1ª Divisione Paracadutisti comprendente la 185ª Compagnia Genio Collegamenti e poi, nel luglio 1942, quando la Divisione trasferita in Africa Sett. prese Il nome di “185° Divisione FOLGORE”.
folgore trsImpegnata a fondo sul fronte di El Alamein, la Compagnia assicurò, a prezzo dì eroici sacrifici, i vitali collegamenti al proprio Comando di Divisione ma nel novembre 1942 scomparve, nell’impari lotta, assieme ai resti della leggendaria Divisione “FOLGORE”.
Ma, il 25 settembre 1944, dopo lo scioglimento della 184° Divisione paracadutisti “Nembo” (costituita nel 1943 ereditando la Bandiera della Folgore), viene ricostituito il Gruppo di Combattimento “FOLGORE”, comprendente la 184° Compagnia Collegamenti del 184° Battaglione Misto Genio, come unità dell’Esercito Cobelligerante Italiano. E il 1° marzo 1945 la Compagnia raggiunge il fronte e partecipa ai combattimenti sulle posizioni delle valli del Senio e del Santerno in sostituzione di una G. U. Britannica, ricevendone la medaglia di bronzo.
Al termine della guerra, il “Gruppo” suddetto si trasforma in Divisione di Fanteria “FOLGORE” (considerata leggera e “aviotrasportata” perché per alcuni anni fu vietato all’Italia di avere truppe paracadutate) e la Compagnia suddetta in Battaglione Collegamenti FOLGORE.
Assunta dal 15 ottobre 1945 la denominazione di Divisione leggera di fanteria “Folgore”, ampliata nel 1947 e motorizzata nel 1949, è stata una Grande Unità dell’E.I. e ha costituito per un quarantennio una delle colonne delle unità operative del 5º Corpo d’Armata, la più sostanziosa delle strutture poste a difesa della frontiera nord orientale dell’Alleanza Atlantica. Il Comando della “Folgore” era dislocato a Treviso a “Villa Margherita”.
Nel 1953 il Battaglione Collegamenti viene nuovamente ridotto col nome di 184° Compagnia Collegamenti, inquadrata nella ricostituita Divisione “Nembo”.
Infine (dopo 17 anni dalla prima Compagnia), il 1° novembre 1958 viene costituito il “Battaglione Trasmissioni FOLGORE” e tale resterà fino al 31 Dicembre 1975 (per 17 anni)
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Dopo:
Con la soppressione della Divisione Meccanizzata “Folgore” nel 1986, il battaglione “Cansiglio”, successore del Folgore, passa alle dipendenze del Comando Trasmissioni del 5° C.A. dove rimane fino al 30 novembre 1993 (dopo 7 anni), quando viene sciolto.
Al suo posto, il 1°dicembre 1993 e sempre nella sede di Treviso, nasce il CENTESPERIMAT, Centro Telematico Sperimentazioni, Rifornimenti e Riparazione di Materiali delle Trasmissioni, che fa capo all’Area Logistica Nord e che ha il compito di effettuare il mantenimento di 3° grado sui materiali di competenza. Questo “Centro” assurge il 1° gennaio 1999 (dopo 6 anni) al rango di Reggimento con la ridenominazione in 184° Reggimento Sostegno Telecomunicazioni Cansiglio e gli viene trs_homeriassegnata la Bandiera del precedente Battaglione. Dopo 17 anni di intensa attività, il 1° gennaio 2017, il Reggimento ritorna ad essere 184° Battaglione Sostegno TLC Cansiglio, erede odierno e custode di tutte le passate esperienze operative nel campo delle trasmissioni ma immerso nel mondo in precipitoso sviluppo delle telecomunicazioni.
storia del nome dVisto l’alternarsi dei vari scaglioni (dal 4°/’58 al 4°/’75), è da ritenersi probabile che sotto il nome di “Battaglione Trasmissioni Folgore” abbiano militato non meno di 5/6.000 giovani italiani.