Dedicato agli autieri del Battaglione…

Sono lo sfondo, la scenografia, di molte foto-ricordo di tanti militari… erano sempre bene allineati alle spalle delle compagnie durante le adunate importanti… erano gli automezzi in dotazione alla caserma… …e gli autieri ne verificavano l’efficienza tutti i giorni, magari solo per pulire i contatti delle batterie e isolarli con la vaselina passata col pennello, o più semplicemente per i controlli dell’Ufficio Automezzi di Battaglione o per tirarlo a lustro con un con pennello e del gasolio. Poco nominati in un Corpo dedito alle Trasmissioni, gli autieri hanno sempre svolto un lavoro egregio e fondamentale per il raggiungimento degli obbiettivi del reparto: hanno trasportato sulle panche del cassone centinaia di militari per andare ai corpi di guardia, alle manovre o a un campo e per assicurare loro, oltre che a tutta la caserma, i necessari rifornimenti.
Vi è un’enorme differenza tra chi, dopo aver conseguito la patente con qualche ora di guida, è convinto con “presunzione”, di essere un autista completo e coloro che invece sono stati al volante di un mezzo pesante e su strade impervie per tanti giorni.
Fare l’autista (professione poi scelta da molti autieri dell’Esercito) è un impegno che richiede “malizia” ed esperienza che si raffinano solo con una buona pratica.
Quella militare fu senz’altro una buona “palestra” per formare buoni conducenti
Gli automezzi che si videro in quegli anni sono ormai da tanto tempo consegnati alla storia dei trasporti.
In una foto si vede anche un Lancia Cp48, ovvero la versione militare del Lancia Esatau 864 messo sul mercato nel 1947 e usato in moltissime versioni con vari allestimenti. Poi vi erano i vari ACP, ACM e ACL che classificavano “autocarro a carico pesante, medio, leggero”, perdendo frequentemente la A iniziale.
L’autocarro CM52, versione militare del Fiat 639 N2, fu un camion storico dell’Esercito, antenato dell’Iveco ACM 80/A 6613 G (degli anni ’80 appunto), lungo 6,4m., diesel a 6 cilindri di 5.500 cc, 160 cavalli, enorme coppia motrice che, associata alla trazione integrale inseribile anche in movimento, al differenziale posteriore bloccabile e al baricentro spostato in avanti, permetteva di affrontare salite e discese anche del 60% (ma richiedeva la “doppietta” nelle scalate) e poteva anche trainare rimorchi di 4 tonn. come per es. i gruppi elettrogeni o shelter.
Dal sito della Difesa online: “Coloro che hanno avuto il compito di affiancare il conduttore come capomacchina ricorderanno in particolare le sterzate da fermo. Un’operazione che per svolgersi richiedeva un seppur minimo movimento del camion e una notevole forza bruta nelle braccia tanto che il compito ufficioso del graduato in cabina era anche quello di aiutare il conduttore a sterzare. Infatti nella sua estrema robustezza e relativa semplicità non era provvisto di servosterzo e i giri del volante erano circa 6 da una direzione all’altra.
Un’idea della complessità di guida si può avere vedendo questo video.
Poi vi erano i più piccoli CL51, prodotti dalla OM di Brescia (OM 20.105) e dalla Lancia di Torino.
Lungo 4,65m, largo 2m, passo di 2,5m, peso a vuoto di 2.835 Kg, portata max 1.800 Kg e sullo stesso autotelaio vennero costruite alcune versioni chiuse con carrozzeria a furgone destinate all’impiego come carro radio e ambulanza, come alcune versioni dell’F20 Alfa Romeo.
Indimenticabile la mitica “Campagnola”, Fiat AR 51 (cui seguirono le versioni 59 e 76 negli anni corrispondenti), che dal 1951 è stato il fuoristrada delle nostre caserme. Aveva sostituito le vecchie Willys 4X4 che gli americani avevano lasciato alla fine della guerra.
L’AR 51, motore da 1900cc, 63 cv, robusto telaio portante a longheroni con sospensioni indipendenti, lunghezza di 3,7m, peso 1300 kg e consumo di 5 km/l, cambio a 4 marce con ridotte, differenziale posteriore bloccabile con manicotto di sicurezza (che in caso di mancato disinnesto, nelle curve si rompeva per salvaguardia della meccanica…. chissà quanti ne furono cambiati), 116 Km/h la velocità massima (ma diventava inguidabile considerato il peso, i freni a tamburo, ecc.).
La Fiat, per reagire al dramma del dopoguerra, volle pubblicizzare la sua nuova nata organizzando per l’AR 51 l’attraversamento dell’Africa; Paolo Butti vinse il record mondiale completando il percorso in soli 11 giorni.
E, dopo tutto questo, ricordiamo anche i motociclisti che accompagnavano, tutti ben bardati, le colonne di automezzi con i loro Moto Guzzi Superalce.

Dedicato agli autieri del Battaglione…ultima modifica: 2020-04-01T12:36:26+02:00da trsfolgore1
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