E’ scoppiata anche quest’anno… la primavera

…e quale occasione migliore per fare un giretto ed andare a trovare un ex-commilitone… altri.. magari di quelli che, sebbene non conosciuti nel periodo della leva, sappiamo avere come noi nei ricordi la De Dominicis, Villa Margherita, le guardie, certi ufficiali rompiballe e magari un “dentifricio” e poi Treviso con il suo freddo e le sue nebbie invernali ma anche con le sue osterie, dispensatrici di Clinton, i suoi cinema fumosi e poi le manovre in mimetica, le adunate e gli alza-bandiera ma soprattutto quel grido finale “Folgore!”… In alcuni casi si sono mantenuti fin da allora i rapporti con qualche “ex” che erano diventati allora dei veri “amici”… ma altre volte, attraverso vie traverse, si è venuto a sapere di un “ex” che abita nella nostra zona e allora quale miglior occasione, ora che gli impegni pressanti della vita sono senz’altro diminuiti, per andare a condividere un caffè o un buon bicchiere e, perché no, quei ricordi che ci riportano a un periodo, non sempre “facile”, ma dal quale la maggior parte dei giovani, entrati come “ragazzi”, sono usciti come “uomini”. Nella foto il bell’esempio offerto dai due ragazzacci folgorini che non si incontrarono durante la leva ma ai quali piace oggi condividere le esperienze della propria vita… Sergio Croci (1° Comp. – 3° ’66) e Secondo Brunetti (1° Comp. – 2° ’71), a spasso per le vie di Ospitaletti, ai quali vanno i migliori auguri per tante cose buone.soldati per sempre

Un evento immancabile “la cena dei Congedanti”, ma…

Qualche tempo fa il mitico Castellucci scrisse nel ns Gruppo FB: “Navigando su internet ho trovato questo racconto di alcuni militari del Battaglione Trasmissioni Folgore che si stavano per congedare nel Dicembre del 1967….
Treviso. Sabato 9 dicembre 1967. Alla Trattoria 2 Mori si ritrovano una trentina di militari del Battaglione Trasmissioni Folgore per festeggiare il congedo con una lauta cena: antipasti vari, risotto con il radicchio, costata ai ferri con patate fritte, trota al forno con fagiolini e carote al burro, formaggio, crostata di frutta e torta al cioccolato, il tutto accompagnato da un buon vino della casa e chiuso dal caffè, al prezzo concordato di 800 lire. Si è unito a loro anche un maresciallo dello stesso reparto, che si sarebbe anche lui congedato dopo alcuni giorni.
Il maresciallo, di una trentina d’anni e da dieci nell’esercito, era originario di Pisticci una caratteristica località della Lucania a circa venticinque chilometri da Metaponto e dalle spiagge del materano. Al paese conosceva una famiglia che produceva a livello artigianale un liquore digestivo e, nel tempo libero, aveva da qualche anno iniziato a venderlo nei bar e nei negozi di Treviso e provincia, con un risultato cosi soddisfacente che alla fine aveva deciso di congedarsi e dedicarsi a tempo pieno alla vendita e distribuzione di quel liquore. Quella sera portò al ristorante alcune bottiglie di quel liquore per farcelo assaggiare e cosi per la prima volta scoprii ed assaggiai l’Amaro Lucano…, “


Così il racconto del reporter improvvisato, ma un altro pezzo di quella serata ce lo racconta un altro commilitone, Sergio Croci, marconista e C.M. del 3° ‘66, che a quell’evento partecipava essendo la cena di congedo del suo scaglione.
“Quella sera. Il consumo di alcolici non si era limitato agli amari ma anche vini e grappe avevano dato un contributo non indifferente alla caciara normale di quelle ricorrenze. Però, all’orario previsto, la maggior parte del gruppo levò le tende e si incamminò verso la caserma probabilmente raggiunti dalle maledizioni dei trevigiani abitanti delle vie di passaggio svegliati dal nostro fracasso. Solo alcuni si erano intrattenuti alla trattoria ciacolando ancora del più e del meno. Di certo, col nostro andare “allegrotto” ci mettemmo un po’ di tempo prima di arrivare all’ingresso della caserma, ma non sospettavamo la sorpresa che ci aspettava. Una pattuglia di Carabinieri fermava e interrogava tutti i militari che rientravano. Le risate e l’allegria scemarono in un attimo… ma che succedeva? Ebbene, alcuni tra i pochi che si erano dilungati in trattoria, al momento di pagare il loro conto e prima di andarsene avevano dato in escandescenze tali da indurre i proprietari a chiedere l’intervento dei militi della Benemerita della vicina caserma; questi, non rintracciando alcuno dei responsabili nelle vicinanze, dopo alcuni giri, si erano portati all’ingresso della DeDo alla loro ricerca.
I responsabili non furono individuati ma intanto, con gran nostro dispiacere, il danno d’immagine del nostro Battaglione era fatto. E qualche ramanzina avremmo anche potuto aspettarcela.
Ma di quell’avvenimento serbo ancora un “amarissimo” ricordo anche perché, per esso, il giorno seguente in fureria ci fu comunicato che non sarebbe stato assegnato il grado di Sergente a nessuno dei C.M. congedanti del nostro scaglione… ed io, che brutta botta morale, ero purtroppo tra i prescelti”.

…quelli di “complemento” raccontano…

Col servizio militare obbligatorio, mentre i più andavano a formare i Plotoni e le Compagnie dei vari Corpi, una parte dei giovani, dopo una selezione tecnico-fisica, veniva addestrata per assumersi maggiori responsabilità come ufficiali o sottufficiali di “complemento”. Erano coetanei dei loro futuri sottoposti e come loro vivevano le fatiche, l’ansia e la disciplina della vita militare.
Un nostro “ex-sten” del ’68, Umberto Baldini, ci racconta i suoi ricordi…


Marzo del 1968, Roma, Cecchignola, 49° corso A.U.C. Al termine di cinque mesi di duro corso, dopo aver superato l’esame terminale, finalmente giunse la sospirata promozione al grado di “Sergente A.U.C.” e la relativa assegnazione per il successivo periodo di quattro mesi da sottufficiale. La destinazione preoccupava non poco perché la voce di “radio-gavetta” sussurrava che a quelli destinati ai reparti “operativi” sarebbe fatto “un mazzo tanto”!
A quei tempi, i reparti di destinazione erano fondamentalmente di due tipi: reparti territoriali e reparti operativi; secondo voci che circolavano, nei reparti territoriali si “faceva la pacchia” perché si occupavano soprattutto di gestire centri radio presso comandi, magazzini, postazioni di ponti-radio, insomma “lavoro di ufficio”, o poco più! Il vero spauracchio erano i reparti operativi ove, si mormorava, tra una manovra e l’altra “si andava sempre di corsa”, insomma ti facevano “scoppiare” e tra le destinazioni allora più temute si sussurrava della “Folgore” che veniva descritta come “un covo di esagitati”, un reparto che, allo “rompete le righe”, gridava “Folgore” col braccio teso! Perciò, quando seppi della mia destinazione (42° Btg. Trs. Pordoi, alloggiato nelle caserma “Pierobon” di Padova) tirai un sospiro di sollievo perché, a detta della vulgata, doveva essere di tutto riposo; non è che disdegnassi l’azione, ma le voci sui reparti operativi mi avevano francamente “turbato”!
Iniziava allora (marzo ’68) quello che doveva essere un periodo idilliaco ma che si dimostrò invece essere la più brutta fase della mia “naja”! Di “lavori d’ufficio”, nemmeno l’ombra e in compenso tanti servizi “di ronda”, alternati a servizi “d’ispezione” e, per riposare, servizio “di giornata” che, in quella vasta caserma con diversi reparti, di riposo certo non erano! E il comandante di compagnia manteneva distacco con freddezza e anche il suo vice, Tenente Mich, A.U.C. raffermato, concedeva ben poca cordialità! Vissute non poche “disavventure”, giunse finalmente il 19 giugno ’68, termine del periodo da sergente e il sospirato ritorno a casa in “licenza attesa nomina”.
Dopo due settimane arriva l’attesa promozione a sottotenente e con essa la destinazione: Battaglione Trasmissioni “Folgore”, Treviso! Giuro che in quel momento mi caddero le braccia: se il reparto territoriale, che doveva essere di tutto riposo, si era rivelato così sgradevole, cosa mi sarei dovuto aspettare in mezzo a una banda di esaltati!
Quando arrivai all’imbocco del viale Lancieri di Novara avevo un groppo alla gola! Mi consolava l’aver notato che la caserma era in centro a Treviso – graziosa ed elegante cittadina che già conoscevo – e non più all’estrema periferia come a Padova, e anche l’aver scoperto che l’altro sten assegnato al battaglione era Pier Guido Colonna, simpaticissimo friulano di Latisana. Lui era stato il primo “commilitone” incontrato: eravamo entrambi alla stazione Termini di Roma, con sguardo smarrito e valigetta in mano, e, indovinando da lontano la comune sorte, assieme ci eravamo recati all’Hotel “Perotti” della Cecchignola! E la gradita sorpresa era stata notevole perché, sapendo che da sergente era stato assegnato ai “parà” Folgore di Pisa, non sapevo allora che alcuni di essi potessero poi essere dirottati a Treviso! E, guarda caso, sempre lui sarà anche l’ultimo commilitone che saluterò al congedo, nel gennaio ‘69, dopo averlo accompagnato a Latisana con la mia scassatissima 500.
Ma quel 10 Luglio ‘68 varcammo insieme il portone della caserma con un certo timore! Continua a leggere

La “nostra”, cara indimenticabile Treviso…

Non c’è Folgorino del Btg Trasmissioni che non abbia qualche ricordo particolare della città di TREVISO, già citata anche in altri precedenti articoli. Le osterie, i cinema, i bar e, perché no, le ragazze e tutta la popolazione in genere che seppe accogliere, e molte volte consolare, quelle migliaia di giovani che, in molti casi, si trovava per la prima volta lontano da famiglie e amici. Treviso, oltre che bella per i suoi palazzi storici e una diffusa “pulizia”, è una città a misura d’uomo e la sua antica storia si può percepire ad ogni sosta di una tranquilla passeggiata lungo le sue vie. Perciò dovrebbe risultare gradita una visita, almeno virtuale in questo periodo, al suo F.A.S.T., il Foto Archivio Storico Trevigiano in via Cal di Breda 116. Prese da quello, ne anticipiamo solo alcune immagini, alcune molto vecchie ma ancora piene di fascino.
Nell’ordine: l’ultimo soldato austriaco dell’Impero Austro-Ungarico fotografato in città e poi invece il primo soldato italiano, cui segue una bella sfilata dei Lancieri di Novara… quelli della De Dominicis!
L’inverno in quella città è sempre stato rigido e gli uomini giravano col “tabarro”, ma Villa Manfrin, prima di diventare la Villa Margherita della Folgore, era già stupenda. All’Ossario di Nervesa molti di noi ci andarono in gita con camion militari a onorare gli Eroi del Piave.
E in libera uscita, ai più fortunati, sarà potuto capitare di andare a vedere il corpo di ballo di Gino Bramieri che si esibì sul palco del teatro Garibaldi; qualcuno sarà pure andato a sparare coi fucili ad aria compressa alla Fiera di San Luca… ma chi non ricorda i bianchi nebbioni di Treviso che ci avvolgevano… soprattutto durante interminabili turni di guardia notturni??

Raduno dei Trasmettitori della De Dominicis

effetto corona arcangelo 3Il Raduno dei Trasmettitori della De Dominicis che era previsto a Treviso per il prossimo 19 Settembre 2020, come purtroppo prevedibile, è stato definitivamente ANNULLATO.
Sarebbe stato particolare perché quello del “decennale”, però…

Per noi, “diversamente” giovani, si tratta ora di una nuova sfida… tener duro e alto il morale perché è sorto un nuovo obiettivo: è stato infatti messo in pista il progetto di ritrovarsi alla DeDo il 24 Settembre 2021.

ANGET… caserme… ricerche… ecc…

Si dice che un parametro importante per valutare lo sviluppo di un Paese sia il numero di laureati che produce; è senza dubbio vero perché ad ogni laurea corrisponde la presentazione di una “tesi”, che non è altro che una ricerca approfondita capace di gettare luce su un argomento sconosciuto o di relazionare in modo nuovo più argomenti conosciuti. Ma, fortunatamente, in un paese di alto livello non sono solo gli studenti a dedicare tempo e fatica a questo tipo di attività. Anche tante altre persone, prese da innata curiosità o da profondo interesse e non trovando materiale pubblicato su un certo argomento, vi si dedicano con passione.
E questo è il caso di un nostro giovane (è solo del I° ’72) commilitone che è anche associato ANGET… ma non uno qualunque; ecco la sua presentazione: “…la mia Tessera ANGET l’ebbi in caserma il giorno del congedo -13 aprile 1973- al quale erano presenti alcuni membri della Sezione ANGET di Treviso. In congedo, arriva il mese di nov.’73 e mi segno il promemoria di andare a mandare un vaglia (allora non esistevano i bonifici!!) alla Sez. di Treviso per rinnovare l’adesione; ma, guarda i casi della vita, proprio quel giorno, leggo con stupore sul giornale locale che in città un anziano Colonnello del Genio, Ennio Gallo, vuole ricostituire a Biella la Sezione ANGET che, nata nel 1961, si era sciolta nel 1970. Non ci penso due volte e mi presento da lui. Ebbene, anno dopo anno, non solo ho sempre pagato il “bollino” ma sono entrato nel Consiglio Direttivo, poi eletto Segretario, poi Segretario-Tesoriere, poi Vicepresidente e dal 2010 Presidente della Sezione. I 48 bollini su quella Tessera sono per me un vanto e una soddisfazione“. Oggi anche l’ANGET è entrata a far parte della grande famiglia della Protezione Civile e l’opuscolo descrittivo (che si può scaricare qui) recita: ”.. L’ANGET è una Associazione d’Arma e di volontariato per la Protezione civile e per interventi umanitari anche all’estero, aperta a tutti coloro che hanno prestato, o prestano, servizio in reparti ed organismi del Genio e delle Trasmissioni.… è apolitica e apartitica, è senza fini di lucro ed ha lo scopo di mantenere vivo il senso di solidarietà tra i militari in congedo e quelli in servizio, nel culto dell’ideale della Patria e nella esaltazione dei valori e delle tradizioni del Genio e delle Trasmissioni”.
Ma torniamo al nostro commilitone… si sa che il massimo riconoscimento cui aspira ogni estensore di ricerche è di vederne la pubblicazione ossia di rendere partecipe del proprio impegno l’intera comunità interessata all’argomento trattato. Ebbene, il nostro commilitone è oggi orgoglioso di presentare un proprio lavoro dal titolo:
LE CASERME IN ITALIA – Attive e Dismesse”.
Qualcuno potrebbe pensare che il Ministero della Difesa abbia già a disposizione un elenco analogo anche perché il Federalismo Demaniale aveva reso indispensabile tale “inventario”, ma il lavoro qui esposto, costato oltre due anni di pazienti ricerche, è completato sia dal nome della caserma che di tutti i corpi militari che in quelle quasi 900 piazzeforti ci lavorano, o lavorarono. COMPLIMENTI e… ad majora!

Riemergono lentamente dalle nebbie del passato…

E’ successo a tutti noi… sono i ricordi. La nostra mente, sollecitata da un oggetto che ci capita tra le mani o da un discorso tra amici o semplicemente da un’immagine, apre una finestra su uno scenario in cui noi abbiamo vissuto e che ci appare inizialmente sfocato ma che piano piano fa riemergere particolari.. e porta, a volte, a nuove considerazioni…

“Lasciammo il CAR di Arma di Taggia la sera del 16 Dicembre 1970. La riviera ligure era ancora piena di sole, anche caldo, ma ci attendeva una notte in tradotta partendo da Genova. Nel lunghissimo, scomodo (ammassati e surriscaldati su sedili di legno) e tormentato tragitto, una sosta in tutte le stazioni. In quei giorni l’Italia al nord degli Appennini era sotto una coltre di neve e dai finestrini appannati non si vedevano altro che paesaggi imbiancati. Addio belle giornate, addio bel sole della Liguria e anche a un bel po’ di spensieratezza in quella notte di viaggio con la mente piena di timori e incertezze….Dove si finirà?….Sapevamo solo che la stazione finale di arrivo della tradotta era Mestre. E vi arrivammo… dopo quasi 24 ore scendendo in una stazione deserta, gelida, neve e ghiaccio…
Ed ecco arrivare dei camion telati; sono per il trasporto delle “spine” (così ci apostrofavano gli addetti al “ricevimento”) alla caserma De Dominicis di Treviso. Durante il trasferimento da Mestre alla caserma nei “comodi telati CP70” a nafta (credo fossero questi gli automezzi di allora) ci fu il congelamento totale delle “spine” per una temperatura esterna che, ci pareva essere, forsanche di -10°C.
Finalmente (era il 17 dicembre 1970) l’arrivo nel grande cortile della caserma De Dominicis di Treviso. Veloce rifocillamento con bevande calde nella mensa e, subito dopo, l’inizio delle varie incombenze organizzativo-burocratiche, appello, magazzino vestiario, sistemazione in camerate, ecc. ecc. Benvenuti a Treviso, benvenuti nella Folgore. Cominciava la vera “naja”.
Bello ricordare che a volte, ma solo quando si prendeva la decade (circa 1500 lire), in libera uscita si andava a bere qualche “ombreta” in varie osterie della città; ma per me la migliore era l’Oca Bianca, dove si beveva il Clinton in tazze di ceramica.
La mia sensazione rimane che a Treviso la gente volesse bene ai soldati (almeno così io vedevo) ed era allora curioso notare, quando si fermava qualcuno per porre una domanda, sentirsi dire: “..comandiii ??” ben sapendo che a Roma, in analoga circostanza, ti avrebbero invece detto “..che vvvoi ??
E il tempo, tra manovre, servizi, poche licenze e tante nuove conoscenze, trascorse, visto poi da oggi, molto velocemente.
Congedato il 20 dicembre 1971, tornai a casa, a Roma, e, dopo i festeggiamenti per il rientro e le festività natalizie, lì cominciarono le vere preoccupazioni… il lavoro… la fidanzata che aspettava.… l’ansia e i timori per un futuro sconosciuto. Fortunatamente, con il passare del tempo prevalse lo spirito dei vent’anni con la tenacia dei giovani di allora… bisognava cominciare la vita lasciando da parte paure e angosce… rimboccarsi le maniche e trovare il proprio posto nella società civile.
Cominciarono da subito a impallidire i ricordi come l’ormai vecchia ossessione della ronda o il saluto sull’attenti al passaggio di un ufficiale; e intanto si sentiva dire che anche la vita nelle caserme stava cambiando, prima con la riduzione del periodo di leva e poi con l’abolizione della coscrizione obbligatoria.
Oggi capita a volte, osservando il comportamento di tanti giovani, di chiedersi se si sia sbagliato nel non aver mantenuto un servizio militare da farsi lontano da casa. Bisogna ammettere che, allora, a molti di noi fece bene incrementando l’autonomia personale, e quindi anche l’autostima, e, contribuendo alla formazione della personalità e alle capacità di rapporti interpersonali, fu positivo anche per l’intera comunità”.

Carmelo Maiolo – 5 aprile 2020 – Ripensando alla vita militare

Rinascimento o Risorgimento… chi l’avrebbe mai detto…

Ritorniamo a Treviso, in libera uscita… A quei tempi la scelta riguardava solo il modo più veloce per arrivare al centro, all’osteria, al cinema… oggi che l’età e (e il coronavirus) ci mettono più calma possiamo vederlo anche in un altro modo. Quando si arrivava al fondo di Via Lancieri per entrare a Treviso… a sinistra (la più breve per il centro) o a destra? Nel primo caso si passava per il Rinascimento e nel secondo per il Risorgimento. Infatti i due attraversamenti del perimetro delle Mura erano nell’ordine Porta Frà Giocondo e Porta Caccianiga, due personaggi storici importanti per Treviso. Vediamo un po’ :

Giovanni Monsignori, detto Fra’ Giovanni Giocondo (Verona 1433 – Roma 1515), domenicano, fu un importante architetto e ingegnere, soprattutto militare, oltre che umanista e insegnante, e fu l’artefice della costruzione delle mura di Treviso. Fu il supervisore alle fortificazioni di alcune città della Repubblica, anche oltremare, dal 1509, quando in vista della guerra della Serenissima contro la Lega di Cambrai, fu inviato per predisporre le difese a Padova, Monselice, Legnago e a Treviso dove, con il comandante B. d’Alviano, fece costruire le nuove mura intorno alla città.
A Padova fece invece riadattare le mura per resistere alle nuove artiglierie, studiando un nuovo tipo di sistema difensivo che resisterà all’assedio di Massimiliano d’Austria e poi delle truppe spagnole e che rappresenta una delle prime realizzazioni di “fortificazione alla moderna”; questo sistema difensivo, perfezionato e adottato in molte città della Serenissima, riceverà, come per Bergamo, il riconoscimento Unesco nel 2017.
Una vita intensissima; alcuni esempi: – i suoi studi sui monumenti classici, sulle epigrafi latine, su rilievi antiquari e archeologici furono raccolti in un volume donato a Lorenzo il Magnifico di cui rimangono alcune copie. – Nel 1506, chiamato a Venezia per studiare l’interramento della laguna propose la deviazione del Brenta e fu quella la soluzione attuata; nello stesso anno, fu consultato da Papa Giulio II per la ricostruzione della basilica di San Pietro e il suo progetto influenzò la grande fabbrica; a Venezia fu il primo a portare le nuove idee di un’architettura classicista e vitruviana e fu per un decennio al centro di ogni dibattito architettonico e di ogni realizzazione importante; gli viene attribuito il progetto del Fondaco dei Tedeschi. Giorgio Vasari gli dedicò una delle sue “Vite”.

Antonio Caccianiga (Treviso 1823 – Maserada sul Piave 1909) politico, patriota e scrittore.
Studia storia naturale ed economia rurale a Padova e Milano; di idee liberali ed antiaustriache, costretto esule in Piemonte, Svizzera, Francia ed Inghilterra, rientra a Treviso nel 1854 per un’amnistia e, con la moglie parigina, si stabilisce a Maserada sul Piave, mantenendo i contatti con altri patrioti ed intellettuali.
Deputato del Regno d’Italia, Prefetto di Udine, Podestà di Treviso (in quanto tale facente parte della delegazione che portò a Torino i risultati del plebiscito del Veneto del 1866), Sindaco di Maserada,
Giornalista e scrittore, pubblicò alcuni romanzi di contenuto risorgimentale e antiaustriaco (I vampiri e l’incubo, Il convento, Brava gente, Il roccolo di Sant’Alipio, Il proscritto) e alcune opere di elogio alla vita campestre e moralistiche (La vita campestre, Il dolce far niente, Le cronache del villaggio, Il bacio della contessa Savina, Frondeggi, Lettere d‘un marito alla moglie morta, Ricordo della provincia di Treviso).

Rinascimento o Risorgimento?

e i Trasmettitori della Folgore ricorderanno per sempre Treviso…

Treviso-GonfaloneQuesta bella cittadina veneta che ci accoglie tutti gli anni, vive nei nostri ricordi di giovani che scorrazzavano per le sue vie sciamando dalle caserme e affollando i suoi bar, i cinema, le trattorie (dove si integravano i pasti serviti in mensa che non erano proprio “luculliani”), i giardinetti, le osterie (dove si consumavano patatine fritte con litri di “Clinton”), e la stazione (per qualche giretto domenicale magari non proprio autorizzato). E in questa città ognuno di noi ha vissuto almeno o un’estate caldissima o un inverno freddo (in camerate senza riscaldamento) e brumoso (immersi nella nebbia, le ore di guardia notturne sembravano non passare mai) ma poi la Via dei Lancieri di Novara Treviso viacon quattro passi ci portava in un Centro Città pulito e animato da una popolazione allegra e laboriosa.
Guardando le targhe apposte nelle vie, qualcuno di noi già ricordava la lunga e gloriosa storia di Treviso, fin dall’antica Tarvisium, ai giorni nostri. E come non ricordare che dopo i primi bombardamenti aerei ricevuti, con gran spavento, addirittura durante la prima guerra mondiale, ce ne fu uno nel 1944 tra i più tremendi subiti in Italia:

Il bombardamento a tappeto avvenne il 7 Aprile 1944, giorno di venerdì santo.
L’incursione degli aerei alleati durò 7 minuti a partire dalle 13.24 e, benché preceduto dalle sirene d’allarme, fu devastante. 159 Fortezze Volanti (scortati da altrettanti caccia Thunderbolt), Bombe treviso 7 -stazione primaBombe treviso 6 -stazionesganciarono circa 2.000 bombe, con probabile obiettivo la stazione, ma che si sparsero su gran parte della città, distruggendo e incendiando interi quartieri: 3783 edifici distrutti e le macerie continuarono a fumare per due settimane. Le cifre sui morti sono discordanti, ma non furono meno di 1000 nella sola città e comuni limitrofi (123 bambini in località Santa Maria del Rovere) ma molti dei corpi restarono a lungo sotto le macerie e non si seppe il numero dei morti tra i militari tedeschi, presenti in circa 5.000 unità e distribuiti in varie zone della città. E poiché a questo bombardamento ne seguirono altri, alla fine della guerra i morti ufficialmente furono 1600 (molti dei quali nei rifugi antiaerei vulnerabili per bombe da 500 kg) e la distruzione o danneggiamento fu di oltre l’80% del patrimonio edilizio, compresi i principali Bombe treviso 00 -pal300Treviso -Piazza-Signorimonumenti storici e artistici.
Ogni anno il tragico evento viene ricordato in piazza dei Signori da autorità civili, religiose e militari e, mentre la bandiera viene lasciata a mezz’asta durante tutta la giornata, la campana del cosiddetto Campanòn dea Piassa (la Torre Civica) suona a lutto per 7 minuti dalle 13,24, durante i quali si interrompono le attività cittadine.”

Un pò di storia della De Dominicis..

La “nostra DeDo” fu costruita nel 1910 su un’area di circa 80.000 mq per la Cavalleria e ospitò negli anni diversi reparti tra cui i gloriosi “Lancieri di Novara”.
linea Piave 1Non ci dato sapere come fu utilizzata durante la Grande Guerra; sicuramente ospitò quegli eroici Corpi che combatterono, e vinsero dopo Caporetto, l’esercito più agguerrito dell’epoca in tante cittadine venete e friulane, (Casarsa, Cormons, Gemona, Codroipo, Tagliamento, ecc.), i cui nomi sono anche nei nostri ricordi legati alle “manovre”, agli anfibi e tute mimetiche.
E senz’altro ospitò ancor più soldati al tempo delle battaglie del Piave che videro Treviso, vicinissima al fronte, minacciata direttamente di invasione, e la sua provincia (Montello, Nervesa, Isola dei Morti, ecc.) scenario di epici e sanguinari sacrifici.
foto DeDo anni 20Sicuramente ancora abitata dalla Cavalleria negli anni ’20 come testimonia una vecchia foto, rintracciata dal Castellucci, del momento in cui il Comandante e la Bandiera dei Lancieri ricevono la medaglia al V.M. per la battaglia del 30 Ott.1917 a Pozzuolo d.F. che bloccò l’avanzata nemica consentendo alla III° Armata di ricostituirsi oltre il Piave.
Ma i nomi ricorrenti legati alla sua storia più recente sono sicuramente quelli di Folgore (tratto dalla originaria 185° Divisione Paracadutisti Folgore) e di 184° (tratto dall’originaria 184° Divisione Paracadutisti “Nembo”) a loro volta uniti ai nomi di Collegamenti o Trasmissioni.
Una storia “comparata”, ci può far ricordare quali furono i reparti che negli anni vi alloggiarono e gli eventi che li interessarono (colorati i “padroni di casa”, normali gli “ospiti”):
• 29.03.1951 – 31.10.1953 – Battaglione Collegamenti “Folgore” della 185° Div. Folgore
…* 1952 – 1962 la Sezione CC Divisionale “Folgore”
• 01-11-1953 – 31.10.1958 – 184° Compagnia Collegamenti della 184° Div. Nembo
• 01.01.1958 – 31.12.1975 – Battaglione Trasmissioni “Folgore” della Divisione Folgore
…* 1960 – 1989 – 513^ Sezione di Magazzino del 7° Deposito Territoriale
…* 1962 – 1965 – XIII° Battaglione Fucilieri della 3^ Brigata Missili
– dal 1.1.1964 la ferma viene ridotta da 18 a 15 mesi.
– dal 1.1.1976 la ferma viene ridotta da 15 a 12 mesi.
• 01.01.1976 – 30.11.1993 – 184° Battaglione Trasmissioni “Cansiglio”, così rinominato il precedente dopo la ristrutturazione del 1975 dell’E.I. per la quale la Folgore diventa Divisione Meccanizzata Folgore con “supporto” del suddetto.
– 6 maggio 1976, terremoto in Friuli. La Divisione impegnata nei soccorsi.
…* 1976 – 1986 – Comando Trasmissioni della Divisione Meccanizzata “Folgore”
– La Divisione Folgore viene sciolta il 31 Ott. 1986, per la riorganizzazione dell’E.I. con l’abolizione del livello divisionale ma il 2Cansiglio” resta tale fino al 1993 ma alle dipendenze del V° C.d’A.
…* 1986 – 1993 – Gruppo di Lavoro Telematico del V° C.d’A.
– dal 1.12.1993, la Bandiera di Guerra lascia la Caserma inviata al museo delle bandiere di Roma … da allora non vi risuona più il grido “Folgore”!
• 01.12.1993 – 31.12.1998 – Centesperimat – Centro Telematico Sperimentazioni, Rifornimenti e Riparazioni Materiali delle Trasmissioni sotto il Comando Logistico Nord.
– dal 1/1/1997 la ferma viene ridotta da 12 a 10 mesi.
• 01.01.1999 – 31.12.2016 – 184° Reggimento di Sostegno Telecomunicazioni “Cansiglio” del Comando Logistico Nord e la Bandiera di Guerra torna alla Caserma.
– dal 16.3.2000 è possibile il servizio militare femminile volontario.
– dal 1.1. 2005 il servizio militare diventa solo volontario.
• 01.01.2017 – ………… – 184° Battaglione di Sostegno Telecomunicazioni “Cansiglio”, ridiventato battaglione per la nuova ristrutturazione dell’E.I. con abolizione del livello reggimentale, del Comando Logistico Nord.

A un sommario conteggio, risulta plausibile che, nelle camerate e nei cortili della De Dominicis, dall’anno della sua costruzione, siano stati alloggiati non meno di 100.000 militari…
…E DAL 2011 OSPITA ANCHE IL RADUNO NAZIONALE DEI SUOI TRASMETTITORI!!