Un evento immancabile “la cena dei Congedanti”, ma…

Qualche tempo fa il mitico Castellucci scrisse nel ns Gruppo FB: “Navigando su internet ho trovato questo racconto di alcuni militari del Battaglione Trasmissioni Folgore che si stavano per congedare nel Dicembre del 1967….
Treviso. Sabato 9 dicembre 1967. Alla Trattoria 2 Mori si ritrovano una trentina di militari del Battaglione Trasmissioni Folgore per festeggiare il congedo con una lauta cena: antipasti vari, risotto con il radicchio, costata ai ferri con patate fritte, trota al forno con fagiolini e carote al burro, formaggio, crostata di frutta e torta al cioccolato, il tutto accompagnato da un buon vino della casa e chiuso dal caffè, al prezzo concordato di 800 lire. Si è unito a loro anche un maresciallo dello stesso reparto, che si sarebbe anche lui congedato dopo alcuni giorni.
Il maresciallo, di una trentina d’anni e da dieci nell’esercito, era originario di Pisticci una caratteristica località della Lucania a circa venticinque chilometri da Metaponto e dalle spiagge del materano. Al paese conosceva una famiglia che produceva a livello artigianale un liquore digestivo e, nel tempo libero, aveva da qualche anno iniziato a venderlo nei bar e nei negozi di Treviso e provincia, con un risultato cosi soddisfacente che alla fine aveva deciso di congedarsi e dedicarsi a tempo pieno alla vendita e distribuzione di quel liquore. Quella sera portò al ristorante alcune bottiglie di quel liquore per farcelo assaggiare e cosi per la prima volta scoprii ed assaggiai l’Amaro Lucano…, “


Così il racconto del reporter improvvisato, ma un altro pezzo di quella serata ce lo racconta un altro commilitone, Sergio Croci, marconista e C.M. del 3° ‘66, che a quell’evento partecipava essendo la cena di congedo del suo scaglione.
“Quella sera. Il consumo di alcolici non si era limitato agli amari ma anche vini e grappe avevano dato un contributo non indifferente alla caciara normale di quelle ricorrenze. Però, all’orario previsto, la maggior parte del gruppo levò le tende e si incamminò verso la caserma probabilmente raggiunti dalle maledizioni dei trevigiani abitanti delle vie di passaggio svegliati dal nostro fracasso. Solo alcuni si erano intrattenuti alla trattoria ciacolando ancora del più e del meno. Di certo, col nostro andare “allegrotto” ci mettemmo un po’ di tempo prima di arrivare all’ingresso della caserma, ma non sospettavamo la sorpresa che ci aspettava. Una pattuglia di Carabinieri fermava e interrogava tutti i militari che rientravano. Le risate e l’allegria scemarono in un attimo… ma che succedeva? Ebbene, alcuni tra i pochi che si erano dilungati in trattoria, al momento di pagare il loro conto e prima di andarsene avevano dato in escandescenze tali da indurre i proprietari a chiedere l’intervento dei militi della Benemerita della vicina caserma; questi, non rintracciando alcuno dei responsabili nelle vicinanze, dopo alcuni giri, si erano portati all’ingresso della DeDo alla loro ricerca.
I responsabili non furono individuati ma intanto, con gran nostro dispiacere, il danno d’immagine del nostro Battaglione era fatto. E qualche ramanzina avremmo anche potuto aspettarcela.
Ma di quell’avvenimento serbo ancora un “amarissimo” ricordo anche perché, per esso, il giorno seguente in fureria ci fu comunicato che non sarebbe stato assegnato il grado di Sergente a nessuno dei C.M. congedanti del nostro scaglione… ed io, che brutta botta morale, ero purtroppo tra i prescelti”.

C’era una volta la NAJA…. 2

In un precedente articoletto si è cercato di riportare alla memoria alcune parole ed espressioni tipiche della vecchia “naja” e capaci di suscitarci ricordi di gioventù; eccone di seguito alcune altre:
– Zanzara, Missile: il novizio, la recluta solitamente in fase addestrativa al CAR… quelli che nelle prime marce si producono piaghette ai piedi..
– Spina, Scheggia, Burbetta: Dal terzo al settimo mese, il militare assume lo status di “scheggia” o “burba” e per definizione “imbranato”. Se poi capita un imbranato vero, allora, specialmente i primi giorni, si scatenano su di lui gli scherzi più incredibili: “Tu non hai capito niente della vita militare”!; “Sta cominciando a piovere, vai a farti dare l’ombrello tattico di battaglione!”;”Resta, resta pure sull’attenti!”. E questo è il minimo.
– Capospina: Dal settimo al nono mese, il militare assume lo status di Capospina, solitamente “istruttore” delle schegge e svolge le mansioni di nonno, sotto la sua supervisione ed autorizzazione.
– Anziano: Il militare di truppa con una certa anzianità di servizio
– Nonno: militare di truppa con almeno nove mesi di servizio. In base al principio non scritto che “anzianità fa grado”, i “congedandi” scansano i servizi a scapito delle “burbe”, per alcuni mesi “vittime sacrificali”.
– Muto: In ambito militare significa “taci!/stai zitto!” detto classicamente a una noiosa “zanzara”.
– Cane morto: parolaccia insultante per indicare colui che non rispetta i sacri “nonni”.
– Stecca: è un gadget che si tramanda di scaglione in scaglione; viene ereditato dal “nonno” congedatosi e il militare, a sua volta congedante, lo lascerà in eredità al più giovane con il compito di cederlo all’atto del congedo, al “nonno” che gli succederà.
Come non parlare degli “scherzi da caserma“, ma intesi ovviamente come espressione di goliardia giovanile legata all’ambiente militare, da non confondere col teppismo del fenomeno “nonnismo”. Scherzi semplici e divertenti si fanno in qualunque contesto dove si raggruppano dei giovani… si facevano (e si fanno) anche a scuola o al campeggio o in comitiva (e anche al lavoro). Molto dipendeva dall’affiatamento creatosi con i compagni di caserma. I giovani “socievoli” partecipavano agli scherzi e li subivano, quelli un po’ “orsi” rimanevano imbronciati nella loro tana.
In qualche modo gli scherzi da caserma erano parte dello spirito militare, servivano anche a “passare il tempo” e se lo scherzo era fatto bene ci rideva di gusto anche il malcapitato!! Si diceva che lo scherzo è come il raffreddore e prima o poi lo si piglia tutti, nessuno è immune. Si parla ovviamente di scherzi, non di soprusi, e solitamente a farli erano gli anziani verso i nuovi arrivi e anche questo era “gavetta militare” a cui ci si doveva abituare o “imparare” a passarci sopra. Si vive in gruppo, si fa tutto in gruppo, e anche se si pensa di essere migliori o anche solo diversi bisogna essere disposti a cedere qualcosina e a passare sopra a un po’ di cose. Continua a leggere

Una vita nelle Trasmissioni

In occasione della giornata mondiale delle telecomunicazioni e della società dell’informazione, è doveroso rivolgere un pensiero di ringraziamento a tutti coloro che si dedicano a questa importantissima attività per il genere umano. Ovviamente anche noi, nel nostro piccolo piccolo, del vecchio Battaglione Trasmissioni, ci sentiamo un po’ partecipi a questa realtà. Ma sappiamo anche che tra noi vi è stato chi nelle Trasmissioni ha trascorso, anche senza stellette, tutta la vita. Ce lo ricorda con le sue memorie l’ex-Sten Mauro Di Giannantonio:

La passione per il mondo delle trasmissioni me la passò mio fratello più grande. Frequentavo le medie nel 1957, quando in estate lui, che aveva frequentato il 3° anno Radiotecnici dell’ITIS di Chieti, cominciò a riparare qualche radio. Le valvole, già a livello visivo mi affascinarono subito; erano componenti attivi dei quali ancora non potevo capire la funzione, ma furono alla base della mia decisione di iscrivermi anch’io all’ITIS. Scelsi ovviamente il corso di Radiotecnica e mi diplomai Perito in Telecomunicazioni con un bel “otto” in Telefonia e Radiotecnica. Arrivò presto la “chiamata alle armi” per la quale, fatta domanda e superati gli esami fui ammesso con gran soddisfazione al Corso AUC nella Scuola Trasmissioni. Fu così che, a differenza di molti coetanei, anche il servizio militare mi permise di restare nella “mia materia” e anzi di ampliarne le conoscenze. Rientrato a casa, il caso volle che io vedessi un telegiornale in cui il Presidente del Consiglio Aldo Moro inaugurava il Centro Spaziale del Fucino; scattò l’idea e feci domanda di assunzione. La risposta non fu immediata ma, ancora fortunatamente, potei rimanere intanto nell’”ambiente” perché fui assunto come insegnante di Radiotecnica dal Centro di Formazione Professionale di Avezzano. E arrivò presto anche il telegramma di convocazione per la selezione di Telespazio. Anche questa prova fu superata brillantemente anche grazie all’esperienza acquisita come ex Ufficiale delle Trasmissioni che mi permise di trattare argomenti ben al di fuori dei programmi scolastici. Ed eccomi assunto come turnista (arco delle 24h e 7 giorni su 7) sugli impianti operativi della Telespazio.Solo chi ne aveva più capacità poteva, durante i turni, effettuare la manutenzione degli apparati ed io cominciai ad avere una predilezione per gli UP-Converter (70 MHz – 6 GHz) e per i Trasmettitori di Potenza a Klystron e TWT (travelling wave tube).
Fui nominato dapprima responsabile dell’Area Trasmittente e, in seguito, dell’intera Area Laboratorio Misure che comprendeva tutta la strumentazione del Centro Spaziale del Fucino.
(nella foto, una lezione sugli accoppiatori direzionali ai ragazzi del 5º anno dell’ITIS di Chieti).
Ricevetti l’incarico di scegliere il sito per la messa in funzione del Centro Spaziale di Scanzano in Sicilia, per cui feci numerose campagne di misure di interferenze presso varie cittadine come S.Giuseppe Jato, Ribera, Avola, Francavilla di Sicilia, Solarino, Noto e Pioppo arrivando però a scartarle per la presenza di interferenze in banda 3700-4200 Mhz non compatibili con il segnale da satellite.
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IL MARESCIALLO

Il titolo nacque come grado militare onorario, maréchal, nella Francia dell’XI secolo, forse per derivazione dalla figura del maniscalco, come per il tedesco antico-francone “mahrskalk” ovvero addetto ai cavalli. Il maréchal era un dignitario della corte medievale che sovrintendeva alle scuderie del re ma divenne in seguito un membro fidato della corte. In tempi recenti il titolo venne dato a grandi Generali (Maresciallo d’Italia – Luigi Cadorna, Armando Diaz, Maresciallo dell’Aria Italo Balbo, Maresciallo dell’Impero, Maresciallo Tito, ecc.).
Dopo l’abolizione di questi titoli altisonanti, ben diversa rimane ai nostri tempi la figura del “Maresciallo” nell’Esercito Italiano. Esso esce umilmente dalla “Scuola Sottufficiali”​ la quale “realizza un percorso di formazione che risponde all’esigenza di creare dei profili professionali che assommano in sé sia competenze “umanistiche”, per una corretta gestione delle risorse umane, sia competenze tecniche, per l’ottimale utilizzo degli strumenti tecnologici che sono alla base dell’operatività del “soldato tecnologico” del terzo millennio. Il candidato ideale è un giovane motivato ad entrare nell’organizzazione militare perché interessato a costruirsi un percorso professionale gratificante in un’organizzazione di cui condivide i principi. E’ disponibile a spendersi con un notevole impegno, pur di raggiungere l’obiettivo“. (…però!!!)
00 gradi marescialloTutto ciò premesso, nel nostro piccolo possiamo invece affermare che non esiste militare di leva che non abbia tra i suoi vivi ricordi di naja quello almeno di un Maresciallo.
C’era quello burbero, quello pacioso, quello anziano, quello che ti aveva dato una mano per quella cosa, quello della fureria e quello della mensa, ecc. ecc. Nelle foto ricordo li trovi in mezzo ai soldati che si stringono intorno a loro come a dei fratelli maggiori se non addirittura come a dei padri. Bene, girando nel mare magnum di facebook, ci è capitato di leggere una sorta di “sfogo” di uno di queste importanti figure militari, che riportiamo di seguito con piacere:

“Ad ogni grado corrisponde un determinato ruolo, ad eccezione del Maresciallo.
Il Maresciallo è quella figura che lavora a prescindere se gli compete o meno.
Il Maresciallo è quella figura che dell anzianità ne fa un proprio e invidiabile titolo di studio.
Il Maresciallo è quella figura chiamata sempre a spegnere focolai dove l’inesperienza e la sapienza creano disagi e dissapori.
Il Maresciallo è una sorta di ancora di salvezza per ognuno che ne chiede consiglio, a lui basta una parola o una telefonata per risolvere tutto. Il Maresciallo sostituisce il superiore, ma il superiore non può sostituire il Maresciallo, il Maresciallo gestisce tutti i beni, ma tutti i beni non fanno un Maresciallo, il Maresciallo non sgrida i sottoposti, ma tutti possono sgridare il Maresciallo, si, perché il Maresciallo è stato abituato ad essere sgridato, gli altri no.
Essere Maresciallo è più complesso di quanto potrebbe intendersi, essere Maresciallo obbliga a comportarti sempre in un certo modo, non gli è concesso sbagliare, non gli è concesso fermarsi, non gli è più concessa voce in capitolo.
Però i doveri ad esso sono sempre attribuiti, lui vive di doveri, dopotutto il Maresciallo per gli altri ha sempre una buona parola, mentre a lui non è concessa neanche una pacca sulla spalla.
Il Maresciallo comunque ed in ogni caso, rimane quella figura che in sua assenza, ogni luogo diventa un inferno.
Ecco perché da giovanissimo ho scelto questo ruolo e non lo cambierei mai con nessun altro. Insomma in un momento in cui va di moda il pur legittimo salto di categoria, pur avendone ampiamente i titoli, non rinnego le mie scelte iniziali e senza il benché minimo tentennamento decido di morire orgogliosamente Maresciallo perché è questo che voglio per me”.00 701102 - M.lli con Gen Orofino mix

Grazie MARESCIALLI!!!

Un “cercasi” molto particolare

Ci scrive Emanuele Ezio Giannetta (emanuelegiannetta@gmail.com):
GIANNETTA foglio matr1Salve, vi scrivo perché ricercando notizie riguardo il mio defunto nonno Giannetta Arberio, inquadrato nella Folgore come telegrafista durante la seconda guerra mondiale, ho trovato il vostro blog; forse voi siete a conoscenza di informazioni che non ho di qualsiasi genere. Allego il foglio matricolare che sono riuscito a farmi inviare dall’Archivio di Stato; lui non ha mai raccontato molto a mio padre delle sue vicende e mi piacerebbe saperne di più, visto gli eventi storici ai quali ha partecipato.
Grazie e saluti

 

Carissimo Emanuele, annotiamo con molto piacere il tuo interesse per i fatti della vita di un tuo caro predecessore… e non fatti qualsiasi ma legati alla Storia del nostro Paese e che sono da non dimenticare. Purtroppo devi sapere che i frequentatori del nostro blog sono, relativamente al periodo richiesto, troppo “giovani” avendo assolto il servizio militare praticamente a partire dagli anni ’60 (la cerchia ristretta poi del nostro Battaglione è dal 1959 al 1975). Certo quei nostri primi militi hanno avuto occasione di conoscere, tra i loro ufficiali e sottufficiali di carriera, persone che a quei fatti parteciparono ma di questi non abbiamo più contatti. Possiamo consigliarti di rivolgere la stessa domanda ad altri siti (o gruppi Facebook) legati alla Folgore, soprattutto quelli legati alla “Brigata Paracadutisti” che di quella parte di Storia sono i principali custodi. Pubblichiamo comunque la tua richiesta sia come testimonianza di partecipazione giovanile sia nella speranza che, di rimbalzo, qualcuno possa darti delle indicazioni.
Un forte abbraccio.