La famosa “puntura nel petto”…

Scagli la prima pietra chi di noi non ha recentemente parlato di vaccinazioni… e allora perché non sbirciare sui social cosa si dice della famosa nostra “puntura nel petto” che, quasi, tutti noi abbiamo “coraggiosamente”, volenti o nolenti, affrontato …e lì si trovano discussioni e, come sempre, con pareri e conclusioni completamente divergenti.

Un commilitone scrive: “Mi chiedo ancora oggi cosa c’era nell’iniezione che ci veniva fatta da militari di leva e che teneva lontani per anni malanni e malattie… era forse l’ingrediente segreto della pozione magica di Asterix? Non l’ho mai saputo ma probabilmente era una specie di mix di nitroglicerina e peperoncino, con l’aggiunta di un pizzico di zolfo e acido solforico…”
Un altro risponde: “Era un cocktail di vaccini e altro per preservare i militari da malattie contagiose e conseguenze di incidenti durante il periodo di leva ma non impediva che alcuni “marcassero visita” ogni giorno. Era molto temuto dai giovani, alcuni dei quali cadevano come pere cotte, al momento dell’inoculazione; altri sviluppavano temperature anche molto alte (41°C) per qualche giorno.
Un parà aggiunge: “Da noi, nell’85 a Pisa, dopo 2–3 ore ne aveva stroncati un sacco! A me fece effetto il giorno dopo e rimasi scassato per 2 giorni a letto con febbre fissa a 40,5!! Devo dire però che per 5 anni non ebbi neanche un raffreddore…”
Un altro, categorico: “..è una leggenda metropolitana… i batteri del tetano e tifo non hanno niente a che vedere con i virus del raffreddore. Il fatto è che i militari di leva avevano vent’anni!!”
Tra di noi vi era anche un laureato in farmacologia che finalmente spiega: “Studiato, prodotto e infine distribuito dall’Istituto Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze si chiamava TABTe (minuscola finale). Il composto, di color marrone scuro, conteneva un vaccino tetravalente per proteggere da Tifo, Paratifo A e B, e Tetano. Niente di più e niente di meno. In caserma ero operativo nell’infermeria e in undici mesi abbiamo somministrato circa 8000 fiale di TABTe alle reclute. Il ciclo prevedeva la prima somministrazione nel primo mese di CAR, la seconda entro 30 giorni e la terza (ma tanti non la fecero) entro un anno dalla prima”.
(N.B.: Il tetano non è contagioso e l’infezione da parte del batterio avviene per contaminazione di tagli o ferite; il primo vaccino fu messo a punto nel 1890. Il vaccino contro il batterio del tifo (salmonella) risale invece al 1896. L’infezione, che causa principalmente problemi intestinali e oggi si cura con antibiotici, è nella maggior parte dei casi legata alla mancanza di igiene).
Un altro aggiunge: “..anche a me hanno fatto questa puntura e “pintura” al CAR; la tintura disinfettante stava dentro un barattolo di pomodoro e con una pennellessa da imbianchino ti struffavano sul petto dopo aver fatto il vaccino con un ago da 10 cm!! Quello era il nostro antivirus ma poi si diceva che dentro la minestra mettessero un “qualche cosa per placarci i bollori”…
E sullo “scottante” argomento, uno conferma: “Si chiamava “bromuro” e, avendo fatto il caporale in NCC (nucleo controllo cucine), so che lo mettevano nel latte la mattina e nel sugo della pasta.”
Ma un altro però, perentorio: “Ho fatto l’ufficiale medico e sono sicuro di poterlo escludere..”

Un avvenimento particolare del 1978 alla caserma Turinetto di Albenga (che molti di noi conoscono): Quella volta che le reclute vennero vaccinate per finta

Per le reclute del 14° Btg “Sernaglia” dei Bersaglieri i primi giorni erano quelli della “vestizione”, del taglio dei capelli, e tra i passaggi più attesi c’era la famosa “puntura nel petto”. In realtà si trattava di una vaccinazione antitifica (poi sostituita da una pastiglia) che non faceva molto male ma che spesso provocava gonfiori e dolori per un paio di giorni per cui molti, spaventati, arrivavano stressatissimi davanti al medico e alcuni crollavano svenuti.
Passata la “puntura nel petto”, dopo qualche giorno toccava all’antivaiolosa. Si trattava di un “richiamo” del “graffio” sulla spalla col virus vivo attenuato. Ma dal 1977 il vaiolo era considerato debellato e la vaccinazione ai civili era stata sospesa e poi abrogata nel 1981. Io sapevo che, al momento, la vaccinazione era considerata più pericolosa del rischio di malattia perché mio padre era viceprimario di malattie infettive all’ospedale Gaslini di Genova. Perciò cercai di capire come mai avessero deciso di correre il rischio di vaccinare oltre un migliaio di giovani reclute con un farmaco ormai ritenuto più dannoso che utile.
Ne parlai con alcuni giovani medici appena laureati che lavoravano in Sanità e venni a sapere che la vaccinazione sarebbe stata fatta per finta: “Il colonnello medico – mi spiegarono – non è mica scemo, non ha nessuna intenzione di prendersi una responsabilità così grossa”. Quindi? “Quindi, il protocollo sarà rispettato e, formalmente, sarete tutti vaccinati, ma invece del vaccino useremo acqua distillata”. Vero? Falso? Nel frattempo però l’intero battaglione sarebbe rimasto comunque consegnato e questa era la cosa che mi dava più fastidio: cornuti e mazziati.
Così decisi di mettermi a rapporto dal capitano e gli riportai quello che avevo saputo affermando che non mi sembrava giusto starmene chiuso in caserma ad aspettare una febbre che non sarebbe venuta. Era un uomo serio e comprensivo: mi guardò. sorrise, allargò le braccia e mi firmò la licenza. “Non dirlo troppo in giro” aggiunse.
Per la cronaca, a nessuno dei circa milleduecento soldati vaccinati, venne la febbre.

P.S., una nota “moderna”: Degli attuali 27 Paesi dell’Unione Europea, 11 non applicano alcun obbligo vaccinale; nella maggior parte (13) dove non è obbligatorio, è quantomeno raccomandato il vaccino esavalente (antidifterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemophilus influenzae B e epatite B); in Italia, dal 2017, sono obbligatori 10 vaccini.

La famosa “puntura nel petto”…ultima modifica: 2022-05-10T18:51:46+02:00da trsfolgore1
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