Un ricordo davvero speciale…

Ci scrive il Generale Giulio Pallottini:
La permanenza nel Battaglione Trasmissioni “Folgore” (circa sei anni, 1967-1973) è stata una vera scuola di vita, sia professionale sia umana. Ricordo, in particolare, l’elevato spirito di Corpo che animava tutto il personale e la straordinaria volontà collaborativa ai vari livelli. Ringrazio di cuore tutti coloro che ancora si ricordano del ten. Pallottini. Un caloroso augurio di lunga vita agli ex folgorini della DeDo. Con affetto. Giulio Pallottlni

…e di lui ricorderemo anche che, uscito Sottotenente nel 1964 dall’ACCADEMIA MILITARE DI MODENA – 19° Corso “STILE” – 6° Compagnia – 1° Plotone, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri:
Ten.Col. Pallottini Giulio – Comandante 13° Btg Trs “Mauria” 1986-1989
Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Data del conferimento: 02/06/1991
Col. Pallottini Giulio – Comandante 2º Rgt Trs Alpino 1992-1993
Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Data del conferimento: 27/12/1994


“Hanno diritto agli allori del trionfo coloro che, conoscendo meglio di tutti i benefici della pace, non si sono sottratti alle sofferenze della guerra” (Pericle).

Uno in gamba, uno di noi…

Una cosa è certa… tutti quelli di noi che ebbero ad incontrarti per la prima volta in quei lontani anni alla Dedo, ne ricevettero subito un impressione della tua serietà e compostezza. Avevi allora da poco ricevuto la nomina a Maresciallo ma la tua completa dedizione ai compiti che ti erano stati affidati era ben solida da molto tempo prima.

Sempre pronto, nel “tuo” laboratorio, cacciavite alla mano per smontare, riparare, tarare stadi intermedi, rimontare e tanto altro hai fatto che l’Esercito ha pensato bene di dartene uno d’oro…
Quando noi, con il congedo in mano, lasciammo allora la caserma, avevamo salutato tutti… tenenti, sergenti, commilitoni, ecc. e i più di noi erano convinti che non ci saremmo mai più rivisti. E invece no… una incredibile combinazione di fatti, dopo tanti, lunghissimi anni ci ha riportato, per qualche giorno negli ultimi anni, a ritrovarci, a rivedere i nostri volti, segnati dalle rughe, con barbe e capelli bianchi ma con il sorriso di chi si sente fortunato di poter riannodare i casi della propria vita. E anche tu, Silvano, in mezzo a noi con il tuo volto sereno; il volto di chi sa di aver ben compiuto il proprio dovere fino in fondo, per tante cose… si, anche per aver riparato tanti guasti ma soprattutto di essere stato un buon esempio per tanti giovani. E così anche adesso come allora, con gran rispetto, ci salutiamo… chissà se ci rivedremo… ma sarai comunque per sempre un pezzo di noi. Ciao Maresciallo Bigini!

Una storia incredibile…

Un racconto incredibile, preso dal sito “Divisione Folgore 1945-1986”, che merita di essere ricordato; è sicuramente ambientato nel 1992 quando i soldati italiani (parà della Folgore e del Tuscania e gli incursori del Col Moschin), sotto l’egida dell’ONU, furono impegnati fino al 1995 con il compito di riportare la pace in una Somalia devastata dalla guerra civile.
La mattina che se lo videro davanti, i ragazzi del Tuscania non credevano alle loro orecchie: “Ho saputo che gli italiani sono tornati e voglio riprendere servizio”.
Queste parole pronunciate con un tono che non ammetteva repliche, erano proferite da un Somalo decisamente anziano, come tutti coloro che hanno combattuto sotto il tricolore. Sciré di anni ne dovrebbe dovuto avere oltre ottanta ma ancora dimostrava una vitalità insospettabile. Fu subito “adottato” dagli incursori del Col Moschin, i quali realizzarono per lui una piccola baracca dove l’anziano combattente pose il suo acquartieramento, avendo cura di farsi portare un venerando moschetto Modello 91 dal nipote.
Tutte le mattine si presentava per l’ispezione al Generale Loi, facendo ruotare con insospettabile maestria il fucile per mostrare quanto fosse pulito.
Con un altro colpo riportava l’arma alla spalla e se il Generale si dimenticava di dargli il “riposo”, lui rimaneva impietrito sul “presentat-arm”. Nelle cerimonie e alla presenza di autorità con la sua voce profonda proferiva un “Viva il Duce, viva il Re, viva l’Italia” nonostante gli fosse stato ripetuto più volte che in questo mezzo secolo qualcosa da noi era mutato. Caro vecchio Sciré; esempio emblematico d’attaccamento all’Italia in un periodo molto difficile per il nostro Paese. Gli incursori, al termine di un breve esame e di una prova ginnica (per forza d’età forzatamente ridotta) hanno voluto consegnargli l’ambitissimo distintivo da Incursore e lui è rimasto commosso da questo gesto. Lui che cammina ancora scalzo ha visto finalmente ripagato l’attaccamento all’Italia: “Italiani grandi soldati, fare culo così agli Abissini” era solito ripetere.

Uno dei “grandi”…. Samuel Morse!

Samuel Finley Breese Morse (americano, 1791-1872) fino a 40 anni voleva fare il pittore e aveva raggiunto una buona notorietà nell’ambiente, ma è invece ricordato per aver inventato, insieme ad Alfred Vail, il telegrafo elettrico e il codice che da lui prende il nome.
La storia che fece scattare in lui la scintilla merita di essere raccontata:
samuel morse“Sposato, abitava a New Haven, quando ricevette l’incarico per alcuni dipinti a Washington (500 km a sud).
Mentre dipingeva, un messaggero a cavallo consegnò una lettera da suo padre che diceva: “La tua cara moglie è in convalescenza”. Il giorno seguente ricevette una lettera da suo padre che riportava la morte improvvisa della moglie. Morse lasciò immediatamente Washington per rientrare a casa ma quando arrivò, sua moglie era già stata sepolta. Col cuore spezzato, visto che per giorni non era stato a conoscenza degli avvenimenti di casa, gli nacque l’idea di studiare sulla fattibilità di un mezzo di comunicazione veloce e a lunga distanza”.
E la vita gli offrì l’opportunità:
Mentre tornava in nave dall’Europa nel 1832 (aveva trascorso il 1830 a Roma), Morse incontrò Charles Thomas Jackson di Boston, un uomo ben istruito sull’elettromagnetismo. Fu seguendone le indicazioni che Morse prese a occuparsi di esperimenti chimici ed elettrici fino a sviluppare il concetto di un telegrafo a filo singolo e poi il famoso codice (che diventò la lingua principale della trasmissione di dati nel mondo).
Ma Morse, che non aveva dimenticato i precedenti propositi, mirava a far costruire una linea sperimentale di comunicazione tra Washington e Baltimora lungo la linea ferrata; e alla fine vi riuscì nel 1843 dopo aver ottenuto il necessario finanziamento.
telegrafo 1Ma un grande fermento agitava il mondo scientifico sull’argomento e perciò, sempre per i casi della vita, bisogna sapere che nel frattempo William Cooke, Charles Wheatstone, Wilhelm Weber e Carl Gauss, in tempi e luoghi diversi, avevano raggiunto anch’essi la fase di lancio di un telegrafo commerciale… e prima di Morse, nel 1833… ma il loro metodo prevedeva una segnalazione a fili multipli e fu quindi subito superato dal metodo più economico di Morse.

…e uno dei “massimi”… Guglielmo Marconi!

Guglielmo Giovanni Maria Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 – Roma, 20 luglio 1937).
Guglielmo_MarconiA lui si deve lo sviluppo di un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio, ossia la telegrafia senza fili o radiotelegrafo la cui evoluzione porterà allo sviluppo della radio e della televisione e in generale di tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione.
Marconi comincia i primi esperimenti all’età di vent’anni, autodidatta, e, nell’estate del 1894 costruisce un segnalatore di temporali (una pila, un coesore (funzionante da diodo e un campanello elettrico che squilla in caso di fulmine). Poi scopre che agendo su un interruttore, posto su un bancone, squilla un campanello posto dall’altro lato della stanza; prosegue gli esperimenti all’aperto e scopre che aumentando la potenza delle emissioni (usando più batterie) la distanza tra i circuiti, trasmettitore e ricevitore, può aumentare e che usando un tasto telegrafico sul primo si può variare il segnale ricevuto sul secondo e quindi si può utilizzare il codice Morse. Nel dicembre del 1895, dopo vari tentativi, il sistema si dimostra valido anche per superare gli ostacoli naturali.
A maggio dello stesso anno, quindi prima di lui, altri sperimentatori avevano ottenuto simili risultati, come Nikola Tesla, che aveva trasmesso segnali a 50 km di distanza, e il russo Aleksandr Popov che aveva realizzato un ricevitore di onde radio. Come sempre succede, sono le idee singole di tanti che portano al successo di chi riesca a farne una valida sintesi.
Il 12 febbraio 1896, Marconi parte per il Regno Unito. A Londra, il 5 marzo, presenta la prima richiesta provvisoria di brevetto col titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”; questo, 21 giorni prima della trasmissione radio realizzata dal russo Popov.
Il 2 luglio 1897 ottiene dall’Ufficio Brevetti di Londra il brevetto.
La rivendicazione dell’invenzione della radio di Marconi fu sempre contestata da Nikola Tesla. Questi aveva consegnato nel 1897 un sistema di trasmissione di energia elettrica (con brevetto del marzo 1900) che poteva essere anche usato per trasmissione di segnali radio e nel 1898 un radiocomando multicanale che permetteva, su breve distanza, di telecomandare battelli con un sistema di controllo formato da quattro circuiti riceventi.
Marconi inizia dimostrazioni pubbliche alla presenza di politici e industriali e apre una sua azienda che, nel 1898, impiega già 50 persone; effettua la prima trasmissione via etere sul mare da Ballycastle (Irlanda del Nord) all’isola di Rathlin, stabilisce un ponte radio tra la residenza della regina Vittoria e lo yacht del principe di Galles, futuro Edoardo VII. e, a maggio, i segnali attraversano il canale della Manica superando i 51 km. A dicembre, da un battello, fortunatamente attrezzato con radio, parte quella che sarà la prima richiesta di soccorso in mare.
Marconi si concentra poi verso l’Atlantico, convinto che le onde possano varcare l’oceano seguendo la curvatura della Terra, nonostante i pareri negativi dei matematici.
Nel novembre 1901 a Poldhu, in Cornovaglia, installa un grande trasmettitore a scintilla seguito da un’antenna di 130 metri con 60 fili tesi a ventaglio tra due piloni alti 49 m. e distanti 61. Il segnale (una semplice “S”) giunge oltre oceano a 3.000 km di distanza e per raggiungere St.John’s di Terranova ha dovuto rimbalzare due volte sulla ionosfera.
Nel 1903 Marconi installa un analogo trasmettitore nel Centro Radio di Coltano, presso Pisa, che viene utilizzato fino alla seconda guerra mondiale per comunicare con le colonie d’Africa e con le navi in navigazione. In seguito il trasmettitore verrà ampliato e potenziato tanto da diventare una delle più potenti stazioni radio d’Europa.
Nel 1904 effettua esperimenti per studiare l’influenza del sole sulla trasmissione delle onde radio, giungendo alla nuova scoperta della loro migliore propagazione durante la notte.
Completati gli esperimenti, nell’ottobre del 1907 inaugurò il primo servizio pubblico regolare di radiotelegrafia attraverso l’Oceano Atlantico dando anche la possibilità alle navi transatlantiche di lanciare l’SOS.
Il 23 gennaio del 1909, il primo soccorso navale che portò al salvataggio dei 1700 passeggeri del transatlantico statunitense “Republic”, che stava per affondare, speronato dal piroscafo italiano “Florida”. L’operatore radiotelegrafico Binns, che lavorava per la compagnia Marconi e continuò a lanciare per 14 ore l’SOS finché fu ricevuto dal piroscafo “Baltic”, fu festeggiato come un eroe.
Nello stesso anno, il 10 dicembre 1909, a Stoccolma Guglielmo Marconi ricevette il premio Nobel per la fisica, condiviso con il fisico tedesco Carl Ferdinand Braun. La motivazione della Reale Accademia delle Scienze di Svezia recitò: “… a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.
guglielmo-marconiNell’autunno 1911 Marconi visitò le colonie italiane in Africa per sperimentare i collegamenti a lunga distanza; fu a Tripoli, da poco occupata dalle truppe italiane, dove effettuò con Luigi Sacco, comandante della locale stazione radio, alcuni esperimenti di collegamento radio con Coltano; furono determinanti per dare l’impulso all’allestimento del primo servizio di radiotelegrafia militare su larga scala.
Quando, nel 1912, il Titanic affondò dopo aver lanciato il segnale SOS, Marconi accorse al porto di New York per ricevere i 705 superstiti. Intervistato dalla stampa disse «Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di essere salvata». L’inventore conferì un premio al marconista del Titanic Harold Bride che era rimasto a lanciare messaggi di soccorso, anche quando l’acqua aveva raggiunto il ponte superiore.
Nel 1920 lo stabilimento di Marconi di Chelmsford fu sede della prima trasmissione audio pubblica del Regno Unito che dal 1922 divenne il primo servizio regolare di trasmissioni di intrattenimento. Lo stesso avvenne in Italia nel 1924.
Nel 1929 sovrintese alla costruzione della Radio Vaticana che fu inaugurata il 12 febbraio 1931 e dalla quale Pio XI pronunciò in latino il primo radiomessaggio in collegamento diretto con New York, Melbourne, Québec e altre città del mondo.
 
Su Guglielmo Marconi si possono vedere diversi filmati su Youtube; uno dei più brevi e interessanti è questo : Guglielmo Marconi