L’ultimo leone della Folgore!

Il 6 Aprile 2023 si è spento a Galatina l’ultimo leone della Folgore, Antonio Ancora: il caporale del 185° Rgt Artiglieria Paracadutisti della Divisione Folgore; il 9 Aprile avrebbe compiuto 102 anni.   Anche l’ultimo Folgorino delle origini ci ha lasciato… ma resta il ricordo di quelle gesta e di quegli uomini, che furono sicuramente tra i migliori soldati mai espressi dalle forze armate italiane.
Non c’era solo la Folgore a El Alamein ma l’eccezionalità di alcuni reparti e la cassa di risonanza delle loro gesta hanno, di fatto messo un poco in ombra quelli che combatterono accanto a loro. Non dimenticheremo certo gli altri nostri soldati che si sacrificarono nella sabbia insanguinata del deserto egiziano: L’Ariete e la Trento, la Trieste, la Brescia, la Pavia, la Bologna, la Littorio, ecc.. e ben sappiamo che nessuno dei reparti citati fu messo in grado di combattere almeno quasi ad armi pari contro l’Ottava Armata britannica: mancavano mezzi, benzina, cannoni controcarro, aeroplani e perfino l’acqua. Il Mediterraneo, altro che “Mare Nostrum”… ci era stato progressivamente precluso dagli inglesi e con esso le nostre linee di vitale rifornimento verso l’Africa.

In breve, come si svolsero i fatti che coinvolsero infine anche la Folgore:
Alla fine di marzo del 1941, completato l’arrivo dell’Afrikakorps e riorganizzate le divisioni italiane, Rommel, nuovo capo del corpo d’armata, iniziò le operazioni in Cirenaica riconquistando una ad una tutte le città e le postazioni perse nell’anno precedente dagli italiani, Dopo un’avanzata travolgente, esauritasi la spinta offensiva, le forze italo-tedesche si erano arrestate, nel giugno del 1942, di fronte all’ultima, ma ben predisposta linea difensiva britannica, che correndo dalla vasta depressione di El Qattara al mare, costringeva la direttrice di marcia verso Alessandria in una strettoia di una sessantina di chilometri… l’ideale per arroccarsi dietro una distesa di campi minati. Rommel, a corto di energie ma seguendo la sua idea di battaglia dinamica, il 1°luglio attaccò in netta inferiorità materiale ma prima della fine del mese era già chiaro il fallimento del tentativo.
A fine luglio viene sbarcata a Derna, in Libia, anche la Folgore, composta da quasi 5000 uomini, che aveva però ricevuto un addestramento di mesi per la conquista, con aviolancio, di Malta (e magari si fosse perseguito quell’obbiettivo, anziché abbandonarlo!); questa lascia tutto il materiale di lancio e, ovviamente sprovvista di adeguati mezzi di trasporto, viene subito spedita come semplice fanteria a 750 km a presidiare il lato sud di El Qattara.

Rommel, benché avesse ricevuto inadeguati rinforzi, ci riprovò tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, con quella che sarebbe stata chiamata la battaglia di Alam Halfa (o seconda di El Alamein); anche questo secondo tentativo fallì e fu subito chiaro che, a quel punto, alle esauste truppe italo-tedesche non rimaneva che attendere la sicura controffensiva nemica.
La campagna in Africa Settentrionale  era stata un continuo andirivieni, lungo la via Balbia, tra l’Egitto e la Tripolitania, a seconda del successo di uno o dell’altro contendente, fino alla grande battaglia dell’ottobre 1942: e questa volta non ci fu andirivieni, perché lo slancio inglese si fermò solo in Tunisia, mentre gli americani cominciavano ad affluire in Marocco.
Italiani e Tedeschi, che, aggiungendo altri campi minati a quelli inglesi avevano trasformato il deserto egiziano in una trappola che ancora oggi miete vittime (oltre mezzo milione di mine), attesero che l’Impero scaricasse su di loro il proprio enorme potenziale messo a disposizione del nuovo comandante dell’Ottava Armata, Generale Montgomery.
L’operazione “Lightfoot” iniziò alle 21,40 del 23 ottobre 1942, quando un migliaio di pezzi d’artiglieria di ogni calibro iniziò a tempestare le linee difensive dell’Asse… trincee, ridotte e tane di volpe, scavate nella sabbia. Questo martellamento servì a indebolire decisamente le capacità di resistenza dei difensori e il colpo risolutivo venne con la successiva operazione “Supercharge” in cui le inesauribili riserve di Montgomery lanciarono un attacco in massa.
Nelle prime ore del 2 novembre, 800 carri britannici (300 erano Sherman americani) mossero contro le nostre linee: dopo 24 ore dall’inizio dell’attacco il nostro comando ne poteva schierare in tutto 35. La battaglia era persa e Rommel la sera del 4 novembre ordinò la ritirata revocando il folle ordine di Hitler di resistere che aveva, di fatto, condannato interi reparti alla distruzione.


Tra tutti i difensori di El Alamein, che caparbiamente resistettero fino alla fine contro forze enormemente superiori, si distinse, senza dubbio, la Divisione Folgore.
A El Alamein, la Folgore ebbe il suo gloriosissimo battesimo del fuoco e, al contempo, fu distrutta, consumata in un’insensata resistenza, a colpi di contrassalti e di bombe molotov, contro i carri inglesi da trenta tonnellate. Fu incenerito così uno dei migliori reparti che si fossero visti nei due conflitti mondiali: eredi degli Arditi di Sdricca di Manzano, eccezionalmente addestrati e motivati. Aldilà della gloria e dell’esempio di amor patrio, quell’impegno si rivelò un terribile spreco della migliore gioventù italiana. Ne rimangono, a perenne memoria, il sacrario di Quota 33, voluto dal grande Caccia Dominioni, Colonnello del Genio Guastatori, e il severo deserto egiziano, che restituisce ancora oggi cimeli della battaglia e resti di caduti.
Ma, più ancora, rimane il nostro dovere di ricordare questo sacrificio eroico, soprattutto oggi, che ne è scomparso anche l’ultimo testimone diretto.
Cieli blu, Caporale Ancora!