a proposito di vecchi apparati…

Ecco dei reperti veramente eccezionali segnalati dall’amico Sandro Grossetti, ACS della 1° Compagnia 1°/’70 e da anni appassionato radioamatore:   
Un telegrafo e un telefono da campo sono stati raccolti dalla nonna di un mio commilitone nei primi giorni successivi alla ritirata di Caporetto iniziata quel tremendo 24 ottobre 1917.
   
Questo è successo in una località nei pressi di Ragogna, Udine, dove si svolse appunto la “Battaglia di Ragogna” nella quale alcuni reparti furono impegnati nel tentativo di ritardare la rapida avanzata degli Austro-Tedeschi verso il fiume Tagliamento.
Contemporaneamente, pochi chilometri più a sud, a Pozzuolo del Friuli, il Reggimento “Lancieri di Novara” caricava a cavallo armato di lance e spade.
Per noi, della vecchia Folgore e della De Dominicis, il nome “Lancieri di Novara” è particolarmente significativo, ma a Pozzuolo si sacrificarono anche il Reggimento “Genova Cavalleria” e la Brigata “Bergamo”.

Di questi avvenimenti si può trovare documentazione nei seguenti link:
La Battaglia di Ragogna, La Battaglia di Pozzuolo del Friuli e nell’interessantissimo sito Itinerari della Grande Guerra.

Le Trasmissioni, oggi..

Per coloro che volessero confrontare i propri ricordi con l’attuale situazione relativamente agli apparati in dotazione, potrà averne un certo quadro nel corso di ogni Raduno. Si tratta di certamente di un’occasione molto particolare quella di per poter visitare i laboratori e porre domande al personale in servizio.
laboratoriolaboratorio 2
La visita a questi settori, per motivi facili da comprendere, non può essere documentata ma si può riportare la sensazione che se ne riceve che è sicuramente di una elevata professionalità e di un’ottima organizzazione. E’ chiaro che, nell’epoca quasi del 5G, il continuo aggiornamento e un’assidua ricerca sono alla base dell’efficienza delle trasmissioni che si è resa sempre più necessaria per il collegamento dei reparti e per la riuscita dei disegni operativi. E l’efficienza è strettamente legata alla capacità di “manutenzione” e di riparazione degli apparati di dotazione, che sono sempre più complessi; è una capacità che si acquisisce con anni di esperienza e corsi teorico-pratici.
E l’Arma delle Trasmissioni oggi è anche divisa in due specialità: telematica e guerra elettronica; la telematica si occupa dei collegamenti sia tattici sia strategici e delle contromisure elettroniche, sia in patria sia nei teatri operativi; guerra elettronica si occupa delle intercettazioni delle comunicazioni nemiche e del disturbo delle stesse (un reparto con questo compito era già ben attivo durante la 2° guerra mondiale).
All’attuale 184° Battaglione tutti gli auguri possibili dagli ex-folgotrasmettitori!!

Chi non si ricorda Villa Margherita?

Alzi la mano chi non ha mai fatto guardie a Villa Margherita…

Villa Margherita wVilla Manfrin detta Margherita è ubicata nella frazione di Sant’Artemio, lungo la SS13, ora gestita dall’Istituto Regionale Ville Venete; è un edificio del secondo ‘700, progettato dall’architetto veneziano Giannantonio Selva (autore anche del Teatro La Fenice) per volontà dell’imprenditore Girolamo Manfrin. La denominazione “Margherita” è dovuta a Margherita Lichtenberg, nobildonna inglese che ne fu a lungo proprietaria. L’edificio si dispone su tre livelli, con una facciata sviluppata in lunghezza; lo stile è neoclassico, con il frontone centrale e i piccoli timpani che sovrastano le monofore del piano nobile e il portale, anch’esso al piano nobile, raggiungibile attraverso due scale a gomito, che lo collegano direttamente al giardino antistante, dov’è presente una fontana decorata da elementi scultorei.
Internamente, nelle sale più importanti, sono conservati degli stucchi.
Tra gli annessi della villa vi sono due barchesse che danno al complesso una disposizione a U, essendo perpendicolari alla facciata posteriore dell’abitato. Il grande giardino, ben curato e dotato di peschiera, è arricchito dalla presenza di numerose statue.
Fino al 1986 fu sede del Comando di Divisione della Folgore e poi del Distretto Militare e, fino al 2014, sede della Divisione Unità Mobili dei Carabinieri.
Oggi è chiusa al pubblico tranne che da maggio a luglio quando è possibile visitarla grazie ai Gruppi FAI Giovani del territorio. Il suo ampio parco è però pubblico, aperto a tutti, e sede di vari eventi estivi. Guardando le vecchie foto di Treviso si vede questo edificio, le carrozze, i cavalli, e rappresenta quindi una memoria storica della città.

villa margherita e militMa per noi giovani di allora, la mente da tutt’altra parte, la descrizione è ben diversa (da fb pubblici):

– dicembre ‘67- febbraio ‘68 passati alla de dominicis poi trasferito di stanza a Villa Margherita, sempre a TV. Caspita è passata una vita… ma li rimpiango.
– Noi facevamo servizi di guardia molto spesso al comando trasmissioni in una località chiamata villa margherita che a differenza di una caserma tradizionale non aveva mura di cinta ma una recinzione metallica all’interno di un parco dove transitavano diverse gnocche ….e spesso dedicavo loro “l’attenti a……..”.
– la “caserma” di cui non ricordi il nome era il distretto militare di Treviso, io ero del 2°/95 e lo facevamo pure noi il furgone blu ed ogni tanto feste degli ufficiali, poi c’era il centralino in disuso …. da cui chiamavi casa 😉
– 5 mesi a villa margherita niente coda per mangiare, permesso fino alle 23, la ronda di artiglieria ci fermava regolarmente ma restava fregata dato il permesso, se punito uscivi da villa margherita, licenze a rotazione senza passare dal comandante di compagnia! ‘na pacchia!
– A villa Margherita c’era un corpo di guardia non male, ben riscaldato e con tv a colori.

E poi un vivo ricordo: cominciava finalmente a schiarire dopo una notte gelida di guardia; aldilà del muro di cinta a nord si percepiscono delle voci; si drizzano le orecchie perché nel ’67, anche se non vi erano in giro grosse tensioni (ma c’era il Vietnam, la guerra dei sei giorni, la cortina di ferro, la Süd-Tiroler Freiheit, ecc.), non si mai…; ma poi… tranquilli… erano le donne del paese che si recavano di buon’ora a fare il bucato nel torrentello, pulitissimo, che scorreva a fianco della strada oltre il muro… poverette, al freddo e altro che lavatrice!! Un bel richiamo al sacrificio che ti faceva sentire fortunato.

…eh! …i trasmettitori di una volta…

una volta c’erano dei trasmettitori che per far giungere i messaggi dovevano “pedalare”…
trasmettitore old 1… invece quelli della “Folgore”, più intrepidi e volonterosi, i messaggi li portavano direttamente a piedi… o almeno così sembra dalla foto!!nella foto uno splendido esempio di nome Orazio Rivetti… (riconoscibile durante i raduni per il noto tentativo di travestimento con basco nero – vedi profilo Facebook – con la scusa di essere un “pezzo grosso” dell’ANGET!) e una postina del 1916

ante fuori 1 (5) rid…Ma ecco, dopo tanti anni, che anche lui si è dato al “ciclismo”…

Nel 1844 erano Telegrafisti, poi dal 1901 Marconisti, infine nel 2000 restano i Radioamatori…

La storia umana è ricca di esempi di “telegrafi” (ossia trasmissione a distanza di dati “codicizzati”) ma tutti ottici (ossia “visibili” dal ricevente); dopo la scoperta dell’elettricità (la pila di A.Volta è del 1799) le cose cominciano a cambiare. trasmettitore old 2Bisognerà attendere ancora qualche decennio per avere una maggior dimestichezza con il fenomeno, per l’utilizzo di conduttori in rame, di isolatori in ceramica, ecc. e per arrivare all’invenzione di S.Morse, che, riassumendo le esperienze di numerosi ricercatori in tutto il mondo, riuscì nel 1844 ad effettuare il primo collegamento telegrafico, su unico cavo e utilizzando il codice da lui studiato, tra Washington e Baltimora. Nel giro di pochi anni tutti i paesi si dotarono allora di impianti telegrafici, utilizzando anche posti relè, fino ad arrivare al primo collegamento intercontinentale nel 1866 tra Irlanda e Canada. Gli studi di M.Pupin ridurranno poi progressivamente le perdite di segnale nel percorso.
Nuovo impulso nel 1875 quando Baudot perfeziona l’hardware elettromeccanico per trasmettere il suo codice (binario a 5 cifre, precursore dell’attuale codice informatico ASCII) che verrà migliorato nel 1897 con il passaggio a nastro perforato.
Nel 1883 inizia la distribuzione di C.A. a 50 o 60 Hz dando luogo alla “guerra delle correnti” ma rendendo facilmente fruibile l’utilizzo di energia elettrica.
Da notare però che le prime radio potevano solo inviare segnali on/off e quindi adatte a trasmettere e ricevere solo il codice Morse perché nei primi sistemi era assente la sintonia, ossia la “canalizzazione“. Qualunque segnale veniva ricevuto da tutte le stazioni alla sua portata, con problemi di riservatezza, di interferenze e di volume dei messaggi ricevuti.
Nel 1888 H.R. Hertz inventa un “circuito oscillante” che genera onde elettromagnetiche e scopre la loro possibilità di essere “trasmesse”.
frequenze radioNikola Tesla realizza nel 1898 la prima trasmissione di segnali a distanza in etere (una barchetta a motore viene radiocomandata, con trasmissione multicanale, a oltre 100 km; ma l’invenzione, troppo in anticipo sui tempi, non viene compresa).
Dopo vari esperimenti iniziati nel 1895 e il suo brevetto della “radio” del 1897, Guglielmo Marconi nel 1901 effettua la prima trasmissione telegrafica senza fili attraverso l’Atlantico. L’innovazione salverà centinaia di persone in mare comprese quelle del 15 aprile 1912 per l’affondamento del Titanic.
Nel 1906 hanno successo i primi tentativi di trasmissione della voce umana quando R.Fessenden scopre la possibilità di “modulare” in ampiezza (AM) un’onda radio trasmessa, che verrà quindi definita “portante”, con un segnale audio. La trasduzione del segnale acustico in elettrico era già disponibile dopo l’invenzione del telefono (1871 Meucci – 1876 Bell).
Con un progressivo rapido perfezionamento degli apparati necessari (trasmettitori, ricevitori, antenne, cavi, ecc.) il 30 maggio 1924 Marconi realizza la prima trasmissione della voce umana fra Poldhu, in Inghilterra, e Sydney, in Australia; il 6 ottobre 1924 alle 21, Maria Luisa Boncompagni annuncia la messa in onda della prima trasmissione radiofonica in Italia per l’Unione Radiofonica Italiana.
Mentre la trasmissione di dati, che in quegli anni stimola la ricerca per aumentarne la velocità e ridurne i costi, porta allo sviluppo della telescrivente, simile alla macchina da scrivere (diffusasi già nel 1878), su cui l’operatore compone il testo da inviare. I caratteri digitati, automaticamente codificati con il codice Baudot vengono trasmessi e il segnale, ricevuto e riconvertito, viene direttamente stampato su un rotolo di carta. Negli anni trenta si sviluppa quindi la rete di telecomunicazione “Telex“, specifica per telescriventi e in grado di commutare automaticamente le comunicazioni; l’antesignana della moderna Rete Internet.
trasmettitore old -Etiopia 1936Per le trasmissioni audio via etere, nel 1935 Edwin H. Armstrong inventa la “modulazione di frequenza” (FM); in questo modo il segnale audio ricevuto risulta più immune da disturbi generati dall’apparato radio o da altri apparati elettrici o da elettricità atmosferica. E già si comincia a sperimentare la trasmissione di segnali televisivi e si studia l’utilizzo di onde radio per sistemi radar.
E la radiotelegrafia? Oggi è un’attività desueta; non è più utilizzata né per le comunicazioni ufficiali (dal 1º febbraio 1999 l’utilizzo in ambito marittimo non è più obbligatorio, in suo luogo c’è l’uso della tecnologia digitale GMDSS), né per radioamatori (dal 1988 l’esame non la comprende più), né dall’esercito (nel 1991 è stata chiusa la relativa scuola di specializzazione a S.Giorgio a Cremano).
Eppure, rimane in Italia come nel mondo una comunità poco nota di radioamatori che la usa tuttora come un social network, sfruttando comunque la sua capacità di raggiungere lunghe distanze utilizzando poca potenza.

89° Reggimento Fanteria “Salerno”

Da Fb pubblico:
“- A.P. – 50 anni fa cominciava il mio periodo di naja partendo dalla caserma Turinetto di Albenga per il Car, poi San Giorgio a Cremano e quindi a Treviso al Battaglione Trasmissioni Folgore.
Un carissimo ricordo e saluti a tutti i commilitoni. Folgore!!!!
– G.S. – Più o meno il mio stesso percorso, solo che io ero alla Piave e poi al Battaglione Trasmissioni infine al Quartier Generale Folgore a Treviso. Anno 1967/68.”
……..

mostrina 89°E in effetti la stragrande maggioranza dei militi del Battaglione Trasmissioni Folgore erano stati “forgiati” (che parolone) nei C.A.R. dell’89° Reggimento Fanteria “Salerno”. Probabilmente in quella circostanza nessuno si prese la briga di raccontare alle “spine” la storia di quel Corpo, del quale erano chiamati a far parte, e le storie di coloro che sotto quella bandiera, a costo di grandi sacrifici, avevano meritato tanti riconoscimenti da parte dello Stato Italiano.
L’89º Reggimento “Salerno”, come parte dell’omonima Brigata, era stato costituito addirittura nel 1884 e nel 1887 era già su un campo di battaglia per l’Italia che allora, all’indomani dell’unità nazionale, già cercava spazi in Africa come le più grandi e antiche nazioni. E, in Eritrea, nel 1896 partecipò alla Battaglia di Adua.
Ma non solo in guerra… In occasione del terremoto calabro-siculo del 1908 si distinse nell’opera di soccorso con tale abnegazione e sprezzo del pericolo da meritare la ” Medaglia d’oro di benemerenza ” che costituisce la prima fronda d’alloro per la sua Bandiera.
89° stemma 2La prima medaglia d’argento al V.M. la riceve in Libia durante la guerra italo-turca il 27 febbraio 1912.
Durante la guerra 1915-1918 i suoi fanti si distinguono prima sul Carso, poi sul Grappa poi di nuovo sul Carso prima di trasferirsi in Francia, nelle Argonne prima e sulla Marna poi; ovunque, a costo di enormi sacrifici ma con grandi esempi di eroismo, conquistando medaglie e riconoscimenti.
In tempo di pace, l’89º prende sede a Genova ma, allo scoppio della 2° guerra mondiale, viene subito coinvolto a Mentone e poco dopo passa in Russia nei ranghi della Divisione Cosseria. E anche là vi saranno grandi dimostrazioni di coraggio ma ne uscirà decimato. Il “Salerno” riuscirà a tornare in patria solamente verso la fine di aprile del 1943. Trasferito in Toscana per potersi riorganizzare, viene però sciolto all’atto dell’armistizio dell’8 settembre.
Il 1º luglio 1958 il reggimento viene ricostituito con il Comando ad Imperia, con la denominazione di 89º Reggimento Fanteria “Salerno” C.A.R. e composto da quattro 89° posizioni casermebattaglioni così suddivisi in sette caserme liguri:

• Imperia – caserma Pietro Crespi
• Arma di Taggia – caserma G.B.Revelli
• Pieve di Teco – caserma Sebastiano Manfredi
• Albenga – caserme – Piave e – Aldo Turinetto
• Diano Castello – caserma Bruno Camandone
• Savona – caserma Bligny

Nel 1976, per la riforma dell’E.I. (quella che porterà anche al cambio del nome e funzioni del Battaglione Trasmissioni Folgore), il reggimento viene trasferito a Salerno nella Caserma A.Cascino (ora D’Avossa), dove rimane fino al 31 Gennaio 1991 quando viene sciolto e cede il posto al 19º Reggimento Cavalleggeri Guide.
Il 23 novembre 1980, era stato tra i primi reparti dell’esercito ad intervenire in Irpinia in aiuto delle popolazioni funestate dal terremoto.
Il medagliere di questo glorioso Reggimento è lungo quanto la sua Storia.

Per saperne di più, vedi: 89° Reggimento Fanteria “Salerno” oppure vai su Wikiwand

Cara la nostra vecchia DeDo…

Mentre la nostra “vecchietta” è in piena forma, ben tenuta e piena di vita, non si può dire altrettanto di molte delle altre caserme frequentate dagli ex-trasmettitori come la maggior parte di quelle liguri dell’89° Rgt Salerno rimaste vuote dopo il suo trasferimento nel 1976. Queste, dopo che lo Stato, grazie alla legge sul Federalismo Demaniale, ne aveva passato la proprietà agli Enti locali in cambio di un serio progetto di riqualificazione, sono rimaste abbandonate al degrado. E vediamo la situazione:
Imperia – caserma Pietro Crespi
Imperia, raccolta firme contro la trasformazione della ex-caserma in centro per migranti: “Non vogliamo diventare come Ventimiglia”
LaStampa, 12 Nov.2018 Un blitz dei carabinieri ha individuato senzatetto che avevano cercato rifugio nell’ex caserma Crespi. È l’ennesimo episodio…
ImperiaTv, 20 Nov.2019 – L’Agenzia del Demanio provvederà agli interventi sulla Palazzina Comando, dell’ex Caserma Crespi, che ospita gli uffici della Ragioneria e dell’Archivio di Stato….
Ma, mentre la palazzina d’ingresso è occupata dai VV.FF. e la palazzina Comando da uffici statali, il grosso, l’edificio principale, resta in abbandono e degrado…!01 Imperia
Arma di Taggia – caserma G.B.Revelli
… circa 600mila metri quadri, passati dall’agenzia del Demanio a Comune e Provincia… Sanremo News.it:
23 ottobre 2018: ex Caserme Revelli, entro 15 giorni via ai lavori. La Giunta approva una variazione di bilancio….
– 17 settembre 2019: ex Caserme Revelli nel completo degrado…!
02 Arma x2
Pieve di Teco – caserma Sebastiano Manfredi
L’edificio, a monte dell’abitato è sull’area già occupata dal castello dei Marchesi di 03 PieveClavesana nel 1472. Distrutto nel 1625 (conflitto tra Genova e Savoia), ricostruito nel 1645 e occupato dal Convento delle Agostiniane. Espropriato nell’Ottocento e trasformato in caserma dedicata a Sebastiano Manfredi, caduto in Africa nel 1896. Vari reparti Alpini passeranno da questa caserma prima dell’89°. Acquisita e restaurata dal Comune è oggi Spazio Aggregativo d’Arte Cultura e Storia. Ospita un Museo delle Maschere, un auditorium, una sala espositiva, servizi socio-culturali e dal 2014 l’Ist. Tecn. Commerciale Statale.
Albenga – caserma Piave
Il Comune ha venduto alcuni anni fa l’ex Caserma Piave per 4,2 milioni di euro alla CDP. 04 Albenga PiaveAttorno all’immobile si è ipotizzata ogni genere di destinazione d’uso, dalla realizzazione di un complesso ricettivo-residenziale, alla creazione di un Centro di Identificazione ed Espulsione dei migranti, a Polo Scolastico o Tecnologico-sperimentale, Accademia militare ed altro ancora.
Ma aldilà di congetture più o meno fantasiose resta il fatto che non è dato sapere il futuro di uno dei simboli della città, caduto nel frattempo in assoluto degrado.
Albenga – caserma Aldo Turinetto
La riqualificazione è stata oggetto di studio delle varie amministrazioni provinciali e comunali. 05 Albenga TurinettoFiniti nel cassetto i progetti precedenti, nel 2017 è stato bandito un ulteriore concorso vinto dall’architetto albanese Ermal Brahimaj. Al termine del 2019 dovrebbero iniziare i lavori con la demolizione delle strutture esistenti. Nel frattempo è stata usata da varie realtà per i più diversi scopi, anche come sede dei mezzi della nettezza urbana.
Diano Castello – caserma Bruno Camandone
Imperiapost.it, 6 Gennaio 2014 – A.A.A. VENDESI Ex Caserma Camandone con trattativa privata. 06 DianoL’area interessata è molto vasta (120 mila mq con 30 costruzioni. L’area potrà essere trasformata in un complesso turistico ricettivo oppure in una struttura socio-sanitaria assistenziale….
Da allora più nessuna notizia e la storica caserma è in stato di degrado e abbandono.
Savona – caserma Bligny
Ex caserma Bligny è ora Campus Universitario. Lo studio UNA2 di Genova ha completato il progetto di riqualificazione della caserma C.A.R. Bligny e il complesso si è trasformato in un nuovo campus universitario. Complimenti!07 Savona x2Negli scorsi anni l’amico Orazio Rivetti, grande trasmettitore della 2° Compagnia – 1° ’72 e tra i più assidui frequentatori degli annuali raduni, aveva anche pazientemente documentato fotograficamente il disastro in cui il nostro Stato sprecone aveva lasciato tutte le suddette caserme.

La lunga, ma non troppo, storia dei “collegamenti”

elettricitàSenza andare troppo indietro ai primi studi sul magnetismo ed elettrostatica che ci porterebbero indietro di un altro paio di secoli, dedichiamo un momento per un “sorvolo” solo su alcuni dei tanti personaggi che hanno contribuito nella storia a portare l’umanità all’attuale grado di sviluppo e, nel nostro piccolo, a procurarci quei materiali che abbiamo anche noi usato per realizzare dei “collegamenti”. Eccone un elenco:

B. Franklin (1750 parafulmine), G.B. Beccaria (elettricità atmosferica) , C,A.Coulomb (quantità di cariche), L. Galvani (1791 elettricità animale), Alessandro Volta (1799 pila, tensione), H.C. Oersted (1821 forza magnetica), A.M. Ampere (intensità), J. Watt (potenza), J. Henry (induttanza), W.E. Weber e Gauss (1833, flusso, telegrafo ad ago), M. Faraday (capacità), G.S. Ohm (resistenza), L. Foucault (correnti parassite), Samuel Morse (1837 telegrafo e codice), C. Wheatstone (1840 reostato), Lord Kelvin (1845 galvanometro, ricevitore cablografico, cavi oceanici), J.C. Maxwell (1850 elettromagnetismo della luce), ConstellationGPSW.V. Siemens (1855 conducibilità), A. Pacinotti (1864 dinamo), A. Meucci (1871 telefono), Baudot (1874 stampa telegrafia, codice telegrafico), T.A. Edison (1879 lampada a scarica, 1877 fonografo), Z. Ferranti e G. Ferraris (1885 – teorico e pratico della c.a.), L. Gaulard (1886 trasformatore), A. Cruto (1880 lampada filamento), H.R. Hertz (1887 misura frequenza), N. Tesla (1893 alta frequenza), A.Righi (1895 oscillazioni elettriche), O.Lodge e Guglielmo Marconi (1895 radiocomunicazioni), V. Paulsen (1896 magnetofono), M. Planck (1896 teoria dei quanti), W. Roentgen (1897 raggi x), K.F. Braun (1898 tubo catodico), M.Pupin (1899 attenuazione cavi)), J.A. Fleming (1904 valvola diodo), R.Fessenden (modulazione ampiezza), L. De Forest (1907 triodo), G.Westinghouse (1911 distribuzione in c.a.), Ernst Alexanderson (1910 trasmettitore o.c.), J.L. Baird (1926 televisione), V.K. Zworykin (1931 tubo di ripresa), E.H. Armstrong (1935 radio FM), …. W.H. Brattain (1948 transistor),… K.S. Immink (1972 segnali digitali)…. e citiamo anche Massimiliano Bianchi (2009 raduno trasmettitori)!.

Rivisto così questo elenco, sembra veramente incredibile che in così breve tempo si sia potuto fare un “salto” tanto lungo! E i personaggi citati, scienziati che hanno dedicato anni e anni a studi, ricerche, sperimentazioni che comportarono sicuramente anche tanti sacrifici e amarezze prima di giungere a un risultato… che ad alcuni oggi potrebbe apparire scontato e banale ma che allora proprio non lo era! E insieme a questi personaggi citati, altre migliaia di persone hanno lavorato con impegno e passione anche senza raggiungere il successo e la notorietà. A tutti loro bisogna rivolgere n pensiero riconoscente! Certamente, se dovessimo scegliere, diremmo che due di loro ci sono particolarmente vicini: Samuel Morse e Guglielmo Marconi.

…una curiosità

marconi-electricalQuando si parla delle”Trasmissioni” riferendosi ai suoi albori,  è fuori di dubbio che la mente corra a quel signore di nome Guglielmo Marconi che con le sue idee ed esperimenti dette il via allo sviluppo di nuovo mondo.
Ma invece, per il fatto che in tutto il mondo quando si nomina la parola Folgore” tornano alla mente immagini di paracadutismo, a qualcuno potrebbe essere sorto un interrogativo del tipo “chi fu il primo uomo a lanciarsi nel vuoto con un paracadute?“. Nel caso, riportiamo un articoletto per sciogliere il dubbio:

paracaduteSecondo Leonardo da Vinci con una tenda di lino a forma di piramide, con un’apertura alla base di sette metri di larghezza, tenuta rigidamente aperta da quattro corde sugli angoli, ogni uomo può “gittarsi d’ogni grande altezza senza danno di sé”. Solo recentemente un architetto londinese, Adrian Nicholas, ha sperimentato il paracadute di Leonardo: si è lanciato da tremila metri di altezza nei cieli del Sudafrica superando brillantemente la prova dell’aria.
Il primo uomo a lanciarsi con un paracadute è stato però il francese Andrè-Jacques Garnerin che il 22 ottobre 1797 si buttò da una mongolfiera a 900 metri atterrando in un parco di Parigi. Quando Garnerin concepì il suo paracadute a ombrello, non aveva presente gli studi leonardeschi e sembra che lo abbia progettato durante gli anni della sua prigionia come metodo per scappare. Nel 1911 Gleb Kotelnikov, un militare russo, inventò un paracadute a zaino, che poteva essere aperto sia a mano che con fune vincolata. Nel 1912 in Francia Kotelnikov brevettò la sua invenzione.
Franz Reichelt, noto come il “sarto volante”, nonostante il parere di molti che sconsigliavano una simile impresa, il 4 febbraio 1912 si lanciò dalla Torre Eiffel con un vestito di sua invenzione che avrebbe dovuto rallentarne la caduta. Morì schiantandosi a terra. Il primo lancio da un aereo in volo avvenne nel 1912 quando, utilizzando tecniche ormai perfezionate, il capitano A. Berry si lanciò presso Saint Louis (USA).
Nel 1926 fu ideato il paracadute Salvator ad opera del tenente colonnello italiano Prospero Freri. Negli anni venti e trenta numerosi studi ed esperienze portarono poi a realizzare paracadute efficaci e sicuri.

Nella foto: il disegno dal Codice Atlantico di Leonardo conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano