…e tra i ricordi di una vita..

A quei tempi si era stati tutti “nonni”… e sembrava di essere ormai “vecchi”!! Ma quanta acqua doveva passare sotto i ponti prima che diventassimo padri e poi nonni “veri”! Sicuramente in tanti si sono dati da fare per la propria famiglia, per i figli e nipoti, più che per sé stessi e certamente a molti è capitato di pensare che, altrettanto importante era trasmettere le proprie esperienze e, perché no, anche semplicemente i propri ricordi.
Certo, far sapere ai giovani come hanno vissuto i loro nonni e i nonni dei loro nonni è un modo di dar loro una prospettiva che nessuna scuola è in grado di dare… e non la vita di personaggi importanti, di cui sono pieni i libri di storia, o di quelli le cui ricorrenze vengono celebrate ogni anno. Ha un grande valore anche la vita di persone qualsiasi, anonime, che hanno attraversato gioie e dolori e affrontato problemi giorno per giorno. Per ognuna di queste è una storia diversa… milioni di storie uniche per le quali non basterebbero le biblioteche di tutto il mondo!! E con questo spirito che l’“ex-folgorino”, Nino Paddeu, marconista del 3°/63 e tosto sassarese, si è messo un giorno a scrivere, a raccontare… e ne è venuto fuori un libro!!
Paddeu - libro 1Mi è sempre piaciuta l’idea di far sapere un po’ ai giovani come si svolgeva la vita anni addietro e proprio in un momento in cui le cose cambiano tanto rapidamente. Forse fu per questo che alcuni anni fa cominciai, senza rendermene ben conto, a raccontare un po’ per volta ai figli, ancora piccoli, dei miei ricordi che, mi rendevo conto, andavano sempre più affievolendosi. Debbo dire che fortunatamente la natura mi ha dotato di un carattere abbastanza allegro che mi ha permesso tante volte nella vita di vedere i lati positivi e financo spiritosi delle situazioni anche più spiacevoli; e questo, che credo essere un fatto molto positivo, penso di essere riuscito a trasmetterlo ai miei primi ascoltatori. Ciò, mi è stato fatto notare, emerge anche dalle pagine del libro, che dai racconti ha preso forma e che, dal numero di copie vendute, risulta essere stato gradito anche ai successivi lettori. Nel libro ha trovato un piccolo spazio anche il periodo della leva militare che fu, come per molti della mia generazione, un periodo senz’altro importante della giovinezza…
Paddeu - libro 2

Il mio servizio militare di leva….

La maggior parte di noi “folgo-trasmettitori” ha terminato la sua leva alla Dedo, ma qualcuno ha fatto invece il percorso inverso venendo a Treviso e poi tornando alla Scuola Trasmissioni. Il precedente articolo di ricordi di Umberto Baldini ha stimolato un altro “ex-complemento”, Mauro Di Giannantonio, a rivivere un po’ le sue esperienze. Speriamo che questo serva da “stura” per tanti altri che di cose ne hanno da raccontare…

Partii il 9 Gen. 1965 da Pratola Peligna (AQ) per raggiungere la Scuola Trasmissioni della Cecchignola a Roma e iniziare il 38° Corso AUC.
Mi sentivo felice e fiero per il concorso vinto, ma anche la tristezza era tanta perché lasciavo la famiglia… la fidanzata! Ma, quando arrivai alla Scuola, avevo le idee ben chiare su ciò che stavo vivendo; pensavo “ora devo rinunciare alle mie abitudini più comode e per quindici mesi della mia vita dovrò assumere un nuovo aspetto“. Nella gerarchia militare nessuno comincia da Ufficiale e già sapevo che questo livello doveva essere conquistato sempre con notevoli sacrifici.
Varcato l’ingresso, un grande piazzale e sul muro di fronte notai subito l’immagine di un angelo con la spada fiammeggiante e la grande scritta “SPATIA DEVINCO DISIUNCTA CONIUNGO”. Fui inquadrato nel 1° Btg Allievi che, al comando del Ten. Col. Landi, era formato da tre Compagnie, due AUC e una ACS, con i corsi pari nella 1°Comp. e i dispari nella seconda. Il Cap. Carlomagno era il Comandante del mio 38° Corso AUC.
I primi mesi di corso furono veramente duri, addestramento formale, educazione fisica e sempre di corsa in ogni spostamento, lezioni in aula su regolamenti, apparati e trasmissioni (telefonia e radiotecnica, multiplex a frequenze vettrici CF1, ponti radio, ricetrasmittenti AN/TRC in VHF e SCR193 in MF-HF), armamenti, arte militare, topografia, NBC, ecc. A complicare i disagi, il 9 Febbr. a Roma ci fu la nevicata del secolo… 40 cm di neve! E’ pur vero che come abruzzese ero abituato alla neve ma, caspita, erano secoli che a Roma non nevicava così e doveva capitare proprio adesso!
E nel mese di Marzo ci fu il giuramento.
Sentivo l’importanza dell’impegno che avrei assunto di fronte a me stesso e alla Patria. Quel giorno provai una forte tensione mista a una certa commozione dovuta anche alla presenza tra il pubblico dei miei genitori, di mio fratello (che aveva frequentato il 28° Corso AUC) e pure della fidanzata…
Durante i restanti tre mesi di corso, dovemmo superare i continui esami sulle varie materie di studio; vi erano allievi che studiavano anche di notte, sotto le lenzuola con una lampada portatile. La paura di essere scartati e non arrivare a fregiarsi del grado di Sergente faceva leva sul nostro orgoglio giovanile e ci spingeva al massimo impegno. Nonostante ciò, alcuni, 5 o 6, furono bocciati. Essendo Perito in Telecomunicazioni, fui avvantaggiato nell’apprendimento e alla fine mi qualificai 40° su 114 allievi. Tra di noi vi erano veramente tanti giovani in gamba.
Avevo il grado di Sergente AUC quando, insieme agli allievi del 39° corso AUC e dopo lunghe prove in notturna, il mio 1° Btg della Scuola Trasmissioni, al comando del Ten. Col. Landi, partecipò alla sfilata del 2 Giugno lungo i Fori Imperiali. La presenza di quella folla straboccante, che per l’emozione quasi ci paralizzava, fu invece uno sprone per fare del nostro meglio. Fummo sicuramente tra i reparti che sfilarono meglio e quella giornata resta tra i ricordi più vivi della mia vita militare.
Arrivò l’assegnazione: Battaglione Trasmissioni Folgore, Caserma De Dominicis, Treviso. Così, il 5 Giugno, con i commilitoni Serg. Moroni e Scolari, partii da Roma Tiburtina per iniziare il periodo “trevigiano” e “folgorino” della mia leva. Continua a leggere