Il mio servizio militare di leva….

La maggior parte di noi “folgo-trasmettitori” ha terminato la sua leva alla Dedo, ma qualcuno ha fatto invece il percorso inverso venendo a Treviso e poi tornando alla Scuola Trasmissioni. Il precedente articolo di ricordi di Umberto Baldini ha stimolato un altro “ex-complemento”, Mauro Di Giannantonio, a rivivere un po’ le sue esperienze. Speriamo che questo serva da “stura” per tanti altri che di cose ne hanno da raccontare…

Partii il 9 Gen. 1965 da Pratola Peligna (AQ) per raggiungere la Scuola Trasmissioni della Cecchignola a Roma e iniziare il 38° Corso AUC.
Mi sentivo felice e fiero per il concorso vinto, ma anche la tristezza era tanta perché lasciavo la famiglia… la fidanzata! Ma, quando arrivai alla Scuola, avevo le idee ben chiare su ciò che stavo vivendo; pensavo “ora devo rinunciare alle mie abitudini più comode e per quindici mesi della mia vita dovrò assumere un nuovo aspetto“. Nella gerarchia militare nessuno comincia da Ufficiale e già sapevo che questo livello doveva essere conquistato sempre con notevoli sacrifici.
Varcato l’ingresso, un grande piazzale e sul muro di fronte notai subito l’immagine di un angelo con la spada fiammeggiante e la grande scritta “SPATIA DEVINCO DISIUNCTA CONIUNGO”. Fui inquadrato nel 1° Btg Allievi che, al comando del Ten. Col. Landi, era formato da tre Compagnie, due AUC e una ACS, con i corsi pari nella 1°Comp. e i dispari nella seconda. Il Cap. Carlomagno era il Comandante del mio 38° Corso AUC.
I primi mesi di corso furono veramente duri, addestramento formale, educazione fisica e sempre di corsa in ogni spostamento, lezioni in aula su regolamenti, apparati e trasmissioni (telefonia e radiotecnica, multiplex a frequenze vettrici CF1, ponti radio, ricetrasmittenti AN/TRC in VHF e SCR193 in MF-HF), armamenti, arte militare, topografia, NBC, ecc. A complicare i disagi, il 9 Febbr. a Roma ci fu la nevicata del secolo… 40 cm di neve! E’ pur vero che come abruzzese ero abituato alla neve ma, caspita, erano secoli che a Roma non nevicava così e doveva capitare proprio adesso!
E nel mese di Marzo ci fu il giuramento.
Sentivo l’importanza dell’impegno che avrei assunto di fronte a me stesso e alla Patria. Quel giorno provai una forte tensione mista a una certa commozione dovuta anche alla presenza tra il pubblico dei miei genitori, di mio fratello (che aveva frequentato il 28° Corso AUC) e pure della fidanzata…
Durante i restanti tre mesi di corso, dovemmo superare i continui esami sulle varie materie di studio; vi erano allievi che studiavano anche di notte, sotto le lenzuola con una lampada portatile. La paura di essere scartati e non arrivare a fregiarsi del grado di Sergente faceva leva sul nostro orgoglio giovanile e ci spingeva al massimo impegno. Nonostante ciò, alcuni, 5 o 6, furono bocciati. Essendo Perito in Telecomunicazioni, fui avvantaggiato nell’apprendimento e alla fine mi qualificai 40° su 114 allievi. Tra di noi vi erano veramente tanti giovani in gamba.
Avevo il grado di Sergente AUC quando, insieme agli allievi del 39° corso AUC e dopo lunghe prove in notturna, il mio 1° Btg della Scuola Trasmissioni, al comando del Ten. Col. Landi, partecipò alla sfilata del 2 Giugno lungo i Fori Imperiali. La presenza di quella folla straboccante, che per l’emozione quasi ci paralizzava, fu invece uno sprone per fare del nostro meglio. Fummo sicuramente tra i reparti che sfilarono meglio e quella giornata resta tra i ricordi più vivi della mia vita militare.
Arrivò l’assegnazione: Battaglione Trasmissioni Folgore, Caserma De Dominicis, Treviso. Così, il 5 Giugno, con i commilitoni Serg. Moroni e Scolari, partii da Roma Tiburtina per iniziare il periodo “trevigiano” e “folgorino” della mia leva.
Arrivati alla DeDo, fummo subito presentati al Comandante di Battaglione, Ten. Col. Celentano, che per prima cosa ci informò che dovevamo sostituire il copricapo; ci spiegò quelle che sarebbero state le nostre future incombenze terminando l’incontro con alcuni “consigli pratici”.
Fui assegnato alla 1ª Comp. comandata dal Cap. Frasca e il mio primo servizio fu come Comandante della Guardia alla polveriera di Santa Bona e ricordo anche che i militari mugugnavano perché era il servizio più sgradito in assoluto. Passò d’ispezione un Maresciallo che, trovando cenere di sigarette nelle garitte, non perse l’occasione, con un comportamento abbastanza pretestuoso, di colpevolizzare un futuro Ufficiale.
Servizi come Comandante del Corpo di Guardia alla porta centrale, si alternavano a quello di ronda, effettuata con una coppia di soldati, scelti tra quelli che facevano a gara per parteciparvi!
Il 4 Luglio 1965 si abbatté su Treviso e provincia un nubifragio che, provocando lo straripamento dei corsi d’acqua, causò allagamenti e ingentissimi danni. Le immagini di questo disastro trasmesse alla televisione furono impressionanti e da casa mi chiamarono preoccupati per avere mie notizie, ma, quella volta, il nostro Btg. non era stato coinvolto nei soccorsi .
A metà Luglio arrivarono in caserma 12 soldati del 53° Rgt Fanteria d’Arresto “Umbria” di Jalmicco, anch’essi della Div. Folgore, per fare un corso di telefonia per l’utilizzo del centralino da campo UC-10. Mi fu affidato il compito di organizzare il corso… ma non vi era un’aula a disposizione! Montammo allora una tenda 4×4 nella parte in terra retrostante il piazzale e, col bel tempo le lezioni si tennero anche all’aperto.Al termine del corso, potei verificare l’apprendimento dei soldati con dei test a risposta aperta e a risposta multipla. Eccomi all’interno della tenda, mentre interrogo il soldato Orfeo Berton e s’intravvede sulla lavagna lo schema di principio di un collegamento telefonico.
A fine settembre terminò il mio periodo di Sergente AUC. Salutai per l’ultima volta la DeDo e Treviso perché era arrivato anche il momento tanto atteso dell’unica e vera licenza, quella ordinaria in attesa di nomina, che trascorsi nella mia cara Pratola Peligna.
Il 6 Ottobre, la sospirata nomina con relativa destinazione finale: tornavo alla Scuola Trasmissioni, Caserma Perotti, Cecchignola, Roma, inquadrato nel 1° Battaglione, 3° Comp. ACS.
Arrivato in caserma il 10 Ottobre, assolsi dapprima l’importante dovere di tutti i neo ufficiali ossia di prestare giuramento singolarmente in forma solenne. Eravamo una ventina di sottotenenti; fummo prima istruiti all’uso della sciabola e poi, davanti al Col. Comandante e alla Bandiera di Guerra, chiamati a turno dall’Aiutante Maggiore e dopo il saluto con la sciabola, pronunciammo la formula del giuramento.
Il 18 Ottobre 1965 iniziò il 9° Corso ACS; mi fu assegnato il 2° Plotone, al commilitone Sten. Montini il 1° e il 3° allo Sten. D’Alessio. Nostro compito era addestrare delle giovani “burbe” (ma tutti diplomati e anche laureati) per prepararli a diventare i futuri sergenti dei corpi operativi dell’Esercito. Prepararli certamente a utilizzare gli apparati di trasmissioni ma prima di tutto arrivare al giuramento previsto il 28 Novembre in grado di marciare compatti, batter il passo all’unisono e presentare le armi in modo deciso e sicuro.
Iniziò quindi il duro addestramento formale che diede ottimi risultati; nel giornalino di fine Corso gli ACS del mio Plotone, riporto con orgoglio, scrissero: “Il 2° Plotone si presenta da sé, basta guardarlo inquadrato, allineato e coperto. Naturalmente per portarlo a questo livello è stato necessario un lungo, assiduo addestramento da parte del suo Comandante. Un bravo ragazzo questo Sottotenente, alto, forte, robusto, di buona tempra abruzzese. Ogni componente del 2° Plotone ha attinto, forse senza rendersene conto, dalla sua forte personalità”.
Al giuramento seguì un’accelerata alle lezioni teoriche in aula e a me fu affidato il compito d’istruttore di Trasmissioni e di Armi. Il corso per ACS, identico a quello degli AUC, richiedeva la conoscenza dei fondamenti di telefonia e di radiotecnica per arrivare a utilizzare gli apparati ricetrasmittenti in dotazione. Quasi tutti gli allievi conoscevano già questi argomenti avendo frequentato Istituti Tecnici e taluni, un po’ incavolati per non essere riusciti ad accedere al corso AUC, cercavano anche di mettere in difficoltà l’istruttore, senza peraltro mai riuscirci. All’insegnamento si alternavano i “servizi” per la compagnia, il battaglione e la caserma.
Come “Ufficiale di Picchetto”, per 24 ore eri responsabile della sicurezza della caserma e bisognava anche essere attenti a schierare velocemente la guardia quando il Comandante, Col. Passatore, scendeva dal suo alloggio. A me, cavolacci, toccò quel servizio anche la notte di Capodanno del ’66.
Per una volta ho avuto l’onore di far parte della Guardia al Quirinale e del caso mi sovviene una particolare situazione. Ero il Vice del Comandante, Cap. Panarese, e con lui, con il tenente Anzalone Alfiere e un Sergente Maggiore quando, dopo cena, mentre ci stavamo concedendo una partita a carte, arrivò di corsa il capoposto annunciandoci l’arrivo di un Generale di Brigata. Lo andammo a ricevere, ma durante l’ispezione, lui notò il tavolo con quattro sedie e un mazzo di carte! A bruciapelo chiese: “Voi siete quattro Ufficiali?”, con l’evidente intenzione di far seguire una ramanzina perché a quei tempi era impensabile che gli Ufficiali familiarizzassero così con un Sottufficiale. Al Capitano, completamente spiazzato, venne in aiuto il Ten. Anzalone: “Eccellenza, giocavamo con il morto…”. Il Generale, a sua volta colto di sorpresa dalla risposta, tergiversò: “Ah! …procediamo con l’ispezione…”.
E il 29 Marzo 1966 arrivò il congedo.
Con il 1100 Fiat di papà, concessomi per una decina di giorni, ripartii per l’Abruzzo pronto ad affrontare una nuova vita… si, ma anche con un po’ di ansia perché capivo che quella sarebbe stata la vita “vera” e bisognava subito darsi da fare per trovare innanzitutto un lavoro…

Ten. Mauro Di Giannantonio – Pratola Peligna (AQ) – 07 / Aprile / 2021

Il mio servizio militare di leva….ultima modifica: 2021-04-17T18:15:15+02:00da trsfolgore1
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Un pensiero su “Il mio servizio militare di leva….

  1. Mauro sei sempre molto attento ed è gradevole per me ricordare questo periodo vissuto parallelamente alla tua particolareggiata descrizione.
    Ti faccio i miei complimenti e ti saluto come sempre cordialmente.
    Alfonso Brocchi

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