La “nostra”, cara indimenticabile Treviso…

Non c’è Folgorino del Btg Trasmissioni che non abbia qualche ricordo particolare della città di TREVISO, già citata anche in altri precedenti articoli. Le osterie, i cinema, i bar e, perché no, le ragazze e tutta la popolazione in genere che seppe accogliere, e molte volte consolare, quelle migliaia di giovani che, in molti casi, si trovava per la prima volta lontano da famiglie e amici. Treviso, oltre che bella per i suoi palazzi storici e una diffusa “pulizia”, è una città a misura d’uomo e la sua antica storia si può percepire ad ogni sosta di una tranquilla passeggiata lungo le sue vie. Perciò dovrebbe risultare gradita una visita, almeno virtuale in questo periodo, al suo F.A.S.T., il Foto Archivio Storico Trevigiano in via Cal di Breda 116. Prese da quello, ne anticipiamo solo alcune immagini, alcune molto vecchie ma ancora piene di fascino.
Nell’ordine: l’ultimo soldato austriaco dell’Impero Austro-Ungarico fotografato in città e poi invece il primo soldato italiano, cui segue una bella sfilata dei Lancieri di Novara… quelli della De Dominicis!
L’inverno in quella città è sempre stato rigido e gli uomini giravano col “tabarro”, ma Villa Manfrin, prima di diventare la Villa Margherita della Folgore, era già stupenda. All’Ossario di Nervesa molti di noi ci andarono in gita con camion militari a onorare gli Eroi del Piave.
E in libera uscita, ai più fortunati, sarà potuto capitare di andare a vedere il corpo di ballo di Gino Bramieri che si esibì sul palco del teatro Garibaldi; qualcuno sarà pure andato a sparare coi fucili ad aria compressa alla Fiera di San Luca… ma chi non ricorda i bianchi nebbioni di Treviso che ci avvolgevano… soprattutto durante interminabili turni di guardia notturni??

Uno in gamba, uno di noi…

Una cosa è certa… tutti quelli di noi che ebbero ad incontrarti per la prima volta in quei lontani anni alla Dedo, ne ricevettero subito un impressione della tua serietà e compostezza. Avevi allora da poco ricevuto la nomina a Maresciallo ma la tua completa dedizione ai compiti che ti erano stati affidati era ben solida da molto tempo prima.

Sempre pronto, nel “tuo” laboratorio, cacciavite alla mano per smontare, riparare, tarare stadi intermedi, rimontare e tanto altro hai fatto che l’Esercito ha pensato bene di dartene uno d’oro…
Quando noi, con il congedo in mano, lasciammo allora la caserma, avevamo salutato tutti… tenenti, sergenti, commilitoni, ecc. e i più di noi erano convinti che non ci saremmo mai più rivisti. E invece no… una incredibile combinazione di fatti, dopo tanti, lunghissimi anni ci ha riportato, per qualche giorno negli ultimi anni, a ritrovarci, a rivedere i nostri volti, segnati dalle rughe, con barbe e capelli bianchi ma con il sorriso di chi si sente fortunato di poter riannodare i casi della propria vita. E anche tu, Silvano, in mezzo a noi con il tuo volto sereno; il volto di chi sa di aver ben compiuto il proprio dovere fino in fondo, per tante cose… si, anche per aver riparato tanti guasti ma soprattutto di essere stato un buon esempio per tanti giovani. E così anche adesso come allora, con gran rispetto, ci salutiamo… chissà se ci rivedremo… ma sarai comunque per sempre un pezzo di noi. Ciao Maresciallo Bigini!

89° Reggimento di Fanteria Salerno… altri ricordi

Per molti di quelli che diverranno in seguito i “Folgorini” del Battaglione Trasmissioni Folgore, le caserme dell’89° Reggimento rappresentarono il primo impatto con la vita militare. Per questo e per il repentino, e notevole, mutamento di vita, quel nome è rimasto impresso nella memoria e basta poco perché riemerga riportando alla luce fatti lontani nel tempo. Le segnalazioni dei commilitoni, Dante Gianoli e Renato Scapin, ci ricordano due di questi avvenimenti capaci di suscitare sentimenti diametralmente opposti: simpatico il primo – Arma di Taggia 1957 – ma veramente tragico il secondo – Savona 1967. 89° - Banfi89° - Bargeggi c

I nostri simboli

Il nostro Battaglione Trasmissioni “Folgore” compare in buona e grande compagnia già nell’elenco dei “Corpi Disciolti” edito dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito nel 1995. Alcune delle cose restano però è ancora “vive” e altri uomini in divisa ora le custodiscono nella Caserma De Dominicis… si tratta dei valori che una bandiera rappresenta.
Ai nostri tempi ben pochi militari ebbero occasione di vederla… come una reliquia chiusa in un mobile a vetrina, si trovava in un angolo dell’ufficio del Ten. Colonnello Comandante del Battaglione.
Quella bandiera era stata sui campi di battaglia all’inizio del 1945 portata dal 184° Battaglione Misto Genio comprendente la “Compagnia Collegamenti”. Questi facevano parte del Gruppo di Combattimento “FOLGORE”, unità dell’Esercito Cobelligerante Italiano, appena costituitasi anche con la partecipazione di componenti della gloriosa Divisione di El Alamein. Fu il 1° marzo 1945 che quella “Compagnia Collegamenti” raggiunse il fronte e partecipò ai combattimenti sulle posizioni delle valli del Senio e del Santerno in sostituzione di una G. U. Britannica. Terminato il conflitto, già il 15 ottobre 1945 quel “Gruppo” si trasformò in Divisione di Fanteria Leggera “FOLGORE” (per alcuni anni fu vietato all’Italia di avere truppe paracadutate) e la Compagnia suddetta in Battaglione Collegamenti “Folgore” e, per il valoroso comportamento in battaglia di quei nostri predecessori, la Bandiera del Battaglione fu decorata, con decreto del 24 luglio 1947, di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Quell’eroico simbolo, rappresentante dunque il sacrificio di tanti valorosi giovani, fu ereditato dal nostro Battaglione Trasmissioni “Folgore” che seppe custodirlo con onore e poi integrato di altri insiti valori, consegnarlo al successore Battaglione Trasmissioni “Cansiglio”, supporto della Divisione Meccanizzata FOLGORE derivato nel 1976 dalla sua trasformazione.
Il motto riportato nel crest è: “Tenace, Infaticabile, Silente“.
Il nostro Battaglione Trasmissioni “Folgore” non ebbe nella sua breve esistenza (1958-1975), come tante delle altre storiche unità dell’Esercito Italiano descritte nel volume di cui sopra, un proprio stemma araldico. Non per caso però tutti i suoi riferimenti li troviamo riportati nello stemma del successore “Cansiglio” che fu creato per il decreto 7 settembre 1977… infatti sappiamo che il progetto fu dell’allora Aiutante Maggiore Aleardo Guerra che era giunto in forza al “Folgore” nel marzo del 1973! Eccone la rappresentazione:

Lo Scudo è diviso in 4 settori e sormontato da Corona Turrita. Il nastro azzurro annodato alla corona rappresenta la ricompensa al valor militare ricevuta nel 1947.
1° quarto – stemma di Tarquinia, città nella quale si costituì nel 1937 il primo reparto dal quale il battaglione trae le origini.
2° quarto – la “folgore” e il “silfio”, pianta estinta della Cirenaica, simboleggiano il legame storico fra il Battaglione e la Divisione “Folgore” nella quale la “Compagnia Collegamenti” era inquadrata e l’Africa Settentrionale ove operò nel secondo conflitto mondiale.
3° quarto – è il distintivo di partecipazione alla Guerra di Liberazione alla quale prese parte come “Compagnia Collegamenti” del 184° Battaglione Misto Genio.
4° quarto – stemma di Treviso, città nella quale il Battaglione ha preso sede nel 1951.
La Lista bifida dorata riporta il motto: “VIVIDA FOLGORE VIVIDO INGEGNO”.

… c’era una volta il “cubo”…

..ma non si parlava di geometria intendendo uno dei 5 solidi platonici, che presenta 6 facce quadrate, 8 vertici e 12 spigoli nel quale in ogni vertice si incontrano tre spigoli ortogonali due a due… no, no!
…e non era neppure quello di Rubik! Quel magico esaedro, o cubo magico,  inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nel 1974 che faceva impazzire i giovani negli anni ’80 nel tentativo di ricombinare gli stessi colori su tutte le facce….no, no!
Il nostro “cubo” era l’invenzione, tutta militare, per la mattutina sistemazione del proprio giaciglio notturno che, oltre ad una movimentazione “igienica” di coperte e lenzuola, permetteva poi ai militari di corvè una facile pulizia delle camerate… a quei tempi non vi erano le reti nelle brande ma teli sostenuti da ganci; la metà inferiore del telo andava sganciata e ripiegata anch’essa e il tempo massimo previsto per fare un “cubo” perfetto era di due minuti. Quando si arrivava alla DeDo, si era ormai già “esperti” e il “cubo” era una di quelle azioni che ogni mattino, magari ancora con gli occhi assonnati, si facevano in automatico senza più pensare, già tutti presi a fare in fretta per la prima adunata…
Ma un breve filmato, molto simpatico, apparso recentemente su Youtube, ci mostra i visi un po’ stupiti di “burbe” che assistono alla dimostrazione di un istruttore del corretto procedimento… stupore che non deve essere molto diverso di quello apparso su alcuni visi dei nostri tempi perché anche allora, tra di noi, vi erano quelli ai quali il letto a casa veniva rifatto da mamma…

Intervista a un parà del Battaglione Trasmissioni

Negli anni ’60, un buon numero di ufficiali e sottufficiale del Battaglione provenivano, oltre che dalle Scuole Trasmissioni, anche dal Corso Paracadutisti… come lui, la cui ferma durò quasi 6 anni. Giuseppe Spagnolo, nato a Messina il 15/05/1945:
• Diplomato perito elettrotecnico nel 1964 all’I.T.I. “Verona Trento” (nome derivante dalle città donatrici dopo il terremoto del 1908 – tra gli insegnanti il prof. Rappazzo, sfortunato inventore del cinema sonoro)
• Dal 20-10-1965 (per 5 mesi) Allievo AUC della Scuola Trasmissioni di Roma Cecchignola – 41° corso 2° Compagnia
• Dal 19-03-1966 (per 4 mesi), dopo concorso, alla Scuola di Paracadutismo di Pisa (1 mese) e poi come sergente alla caserma della Folgore di Livorno.

• Dal 12-07-1966 al Btg.Trs.Folgore di Treviso come S.Ten. della 2° Compagnia e poi Tenente dal 12-7-1968. Congedato il 17-01-1972.
• Attestati di incarichi e brevetti: brevetto paracadutista, addetto agli automezzi. addetto al vettovagliamento, istruttore scuola guida, istruttore corso trasmettitori.
In breve, nel periodo trascorso alla DeDo, 7/66-2/72, negli incompleti ricordi, si sono succeduti:
Scaglioni militari: 2° (congedanti) e 3° ’65, 1°2°3°/’66, 1°2°3°/’67, 1°2°3°/’68, 1°2°3°/’69, 1°2°3°/’70, 1°2°3°/’71 cioè 20 scaglioni per un totale di non meno di 2500 soldati con
Sottufficiali: M.lli: Bigini, Agnini, Forti, Mencarini, Impelluso, Lovatto, Garofalo, Noce; / S.M. poi M.llo: Fichera, Fantasia, Marchi, Gumina, Scarpa, Panzetta; / ACS: Sesta, Iavarone, Torreggiani / Serg AUC: Vallini, Santinelli, ecc.
S.Ten. Complemento (+/- nell’ordine e metà erano parà): – Mancini (40° corso AUC – DeDo 2/66-2/70 poi passato Ten. a Codroipo- congedato nel ’75 e morto nel’86), Cataldi, Giuliani, Dondi, Manerba, Donazzan, Presello, Baldini, Lorenzo, Moretti, Orio Mocellin, Cardelli (med.), Spelta, Parbuoni, Pascale, Varaldo, Zucchi
Tenenti Accad.: Caruso, Seccia, Epifani, Pallottini, Serrani.
Capitani: 2° Comp. Diasio, Seccia / Maggiorità De Meo /1° Comp. Frasca, Parentelli.
T.Col. Comandanti Btg: – Celentano fino al 12/66 – Petricci al 6/69 – Caringella al 8/71 – Donà
Generali di Div.: – Viglione 66/67, Mino 67/68, Giacobbi 68/69, Barbasetti 69/70, Orofino 70/71, Vaccaro.
Un evento che non si potrà dimenticare:
Nei nostri “nonni” era ancora fresca la memoria del disastro del Vajont del 9/10/1963 e dell’alluvione del Friuli (Latisana, Villa Santina, Codroipo) del 2/9/1965 quando…
Era la mezzanotte di un giorno di festa, 4 Novembre 1966, quando scattò quell’allarme per tutto l’esercito… Alla DeDo quasi tutti avevano subito pensato a una esercitazione e invece… in quasi due ore una ventina di camion furono caricati di materiale.. km e km di cavi, ponti radio, tende, cucine da campo, ecc. ecc. e pronti a partire e via…
Firenze, Grosseto, e, vicino a noi, il Triveneto erano colpite da alluvioni e già si contavano i morti.

In Friuli l’esondazione di tutti i fiumi (Adige, Brenta, Bacchiglione, Piave, Livenza. Tagliamento) aveva messo numerosi centri urbani sott’acqua con decine di km² di campagna sommersa, gravissimi danni ovunque, strade e ponti danneggiati.
Le nostre squadre di stenditori e guardafili della 2°Comp. furono destinate alla zona di Latisana per allestire velocemente le comunicazioni vitali e portare poi soccorso alla popolazione. Gli scaglioni 3° ’65 e 1° ’66 tennero un comportamento esemplare. L’operazione durò circa un mese durante il quale si dormì molto poco e in posti non certo comodi e il rancio… Al rientro eravamo sfiniti ma coscienti di portare con noi la riconoscenza di molta brava gente…
L’esercito era allora costituito da circa 400 mila uomini, mentre ne conta attualmente meno di 90 mila, e in molti casi ebbe a svolgere le funzioni di “protezione civile”.
Di quegli anni di vita intensa e continuo movimento si potrebbero raccontare un’infinità di episodi, fortunatamente, per lo più simpatici se non addirittura ridicoli… ma anche quelli più “pesanti” erano affrontati con il vigore dei vent’anni e sono poi impalliditi e spersi nelle vicende della lunga vita successiva.
Come non sorridere di quella volta… Una colonna di una decina di camion carichi di tutto il necessario per un lungo campo (materassi compresi) entra nella nuova caserma di Ialmicco e comincia a scaricare… siamo a buon punto quando arriva il Comandante della caserma infuriatissimo… sta per giungere il Generale… ricaricare perché il tutto deve essere portato da un’altra parte, ancora a fianco del muro di cinta ma dall’altra parte (intendendo “fuori”) …. Si ricarica di corsa e di corsa via… il carro in testa parte, esce, fa un lungo giro del muro, entra in una caserma e ricomincia a scaricare… ma era la stessa caserma da un altro ingresso!!!!!
E come non ricordare le tante conoscenze e amicizie strette nel periodo militare… certo alcune rare volte, si era costretti a mostrare i denti… fare i duri perché non tutti i soldati avevano ben compreso i comportamenti necessariamente imposti dal servizio militare.
Oggi, dopo tanti lavori e 33 anni di insegnamento, felicemente pensionato dal 2009 con moglie, due figlie, generi e tre nipotini è bello ripensare e condividere quei momenti e i tanti ricordi…

ANGET… caserme… ricerche… ecc…

Si dice che un parametro importante per valutare lo sviluppo di un Paese sia il numero di laureati che produce; è senza dubbio vero perché ad ogni laurea corrisponde la presentazione di una “tesi”, che non è altro che una ricerca approfondita capace di gettare luce su un argomento sconosciuto o di relazionare in modo nuovo più argomenti conosciuti. Ma, fortunatamente, in un paese di alto livello non sono solo gli studenti a dedicare tempo e fatica a questo tipo di attività. Anche tante altre persone, prese da innata curiosità o da profondo interesse e non trovando materiale pubblicato su un certo argomento, vi si dedicano con passione.
E questo è il caso di un nostro giovane (è solo del I° ’72) commilitone che è anche associato ANGET… ma non uno qualunque; ecco la sua presentazione: “…la mia Tessera ANGET l’ebbi in caserma il giorno del congedo -13 aprile 1973- al quale erano presenti alcuni membri della Sezione ANGET di Treviso. In congedo, arriva il mese di nov.’73 e mi segno il promemoria di andare a mandare un vaglia (allora non esistevano i bonifici!!) alla Sez. di Treviso per rinnovare l’adesione; ma, guarda i casi della vita, proprio quel giorno, leggo con stupore sul giornale locale che in città un anziano Colonnello del Genio, Ennio Gallo, vuole ricostituire a Biella la Sezione ANGET che, nata nel 1961, si era sciolta nel 1970. Non ci penso due volte e mi presento da lui. Ebbene, anno dopo anno, non solo ho sempre pagato il “bollino” ma sono entrato nel Consiglio Direttivo, poi eletto Segretario, poi Segretario-Tesoriere, poi Vicepresidente e dal 2010 Presidente della Sezione. I 48 bollini su quella Tessera sono per me un vanto e una soddisfazione“. Oggi anche l’ANGET è entrata a far parte della grande famiglia della Protezione Civile e l’opuscolo descrittivo (che si può scaricare qui) recita: ”.. L’ANGET è una Associazione d’Arma e di volontariato per la Protezione civile e per interventi umanitari anche all’estero, aperta a tutti coloro che hanno prestato, o prestano, servizio in reparti ed organismi del Genio e delle Trasmissioni.… è apolitica e apartitica, è senza fini di lucro ed ha lo scopo di mantenere vivo il senso di solidarietà tra i militari in congedo e quelli in servizio, nel culto dell’ideale della Patria e nella esaltazione dei valori e delle tradizioni del Genio e delle Trasmissioni”.
Ma torniamo al nostro commilitone… si sa che il massimo riconoscimento cui aspira ogni estensore di ricerche è di vederne la pubblicazione ossia di rendere partecipe del proprio impegno l’intera comunità interessata all’argomento trattato. Ebbene, il nostro commilitone è oggi orgoglioso di presentare un proprio lavoro dal titolo:
LE CASERME IN ITALIA – Attive e Dismesse”.
Qualcuno potrebbe pensare che il Ministero della Difesa abbia già a disposizione un elenco analogo anche perché il Federalismo Demaniale aveva reso indispensabile tale “inventario”, ma il lavoro qui esposto, costato oltre due anni di pazienti ricerche, è completato sia dal nome della caserma che di tutti i corpi militari che in quelle quasi 900 piazzeforti ci lavorano, o lavorarono. COMPLIMENTI e… ad majora!

Ahi, ahi… marchiamo visita… ma poi..

Non sempre filava tutto liscio in caserma… Verissimo che, dopo aver assorbito la “micidiale” pozione contenuta nella famigerata “puntura nel petto” (per la quale alcuni erano addirittura svenuti!!), erano veramente rari i malanni che aggredivano i giovani militi nonostante le sudate, le raffreddate e gli strapazzi cui andavano soggetti. (..e un giorno parleremo di quella volta che alla Turinetto di Albenga vennero effettuate le vaccinazioni “per finta”). Ma forse proprio la vita all’aria aperta e i continui impegni erano proprio la miglior medicina per quegli anni.
Però, tanto per non lasciare senza lavoro i tenenti medici (..un saluto a Gajo, Pizzinato, Cardelli, ecc.) e gli infermieri (Segreto, Canciani, ecc.. sempre impegnatissimi come nelle foto) qualcuno si lasciava aggredire da un morbo. Malattie gravissime… infatti, due giorni in branda e poi via di nuovo di corsa in adunata e alla sera coi compagni a far bisboccia!
Ma ecco il racconto particolareggiato di uno di quei casi eccezionali:
Caserma De Dominicis, 11 Aprile 1971 (proprio a Pasqua …accidenti, pensavo) la mattina, finito il turno di guardia, mi ritrovo con il viso pieno di bolle rosse. Mi reco per la prima volta in infermeria e ti trovo altri 7/8 commilitoni anche loro nelle mie stesse condizioni… una bella, anche se piccola, epidemia di scarlattina..
(nota: La scarlattina è una malattia infettiva acuta contagiosa, caratteristica dell’età pediatrica! che, a differenza delle altre come rosolia e varicella, è provocata da batteri anziché da virus. Prima dell’avvento degli antibiotici, la scarlattina però rappresentava una delle principali cause di morte e, talvolta, di complicanze tardive e, spesso, di problemi alle valvole cardiache).
Il tenente medico, preoccupato, ci ordina subito il trasferimento all’ospedale militare di Padova… armi e bagagli e via sul camion… quarantena (si fa per dire.. non certo 40 giorni) per tutti.. affidati alle amorevoli cure del colonnel… cioè di Suor Emira, che ci voleva ogni mattina alla sveglia ai piedi della branda in ginocchio per la preghiera!! E dopo qualche giorno via tutti in licenza di convalescenza di 10 giorni (da unirsi però all’ordinaria… e fu quello l’unico rientro a casa di tutto il servizio).
Al ritorno (pensavo) me la prendo calma… invece appena rimesso piede nella De Dominicis via a preparare armi e bagagli per partire a fare esercitazioni. E così passo tutto il periodo Maggio/Giugno 1971 al campo, nei boschi vicino Sequals (UD) e nella zona di Meduna. Beh, devo dire che mi ero ripreso bene perchè di quell’esercitazione ricordo che a Sequals c’era un apprezzato ristorante: “Al Fogolar”…. e l’abbuffata della sera della festa del 2 Giugno con tutti i commilitoni presenti della 1ª Compagnia! FOLGORE!!”
66 3° 1° comp Segreto old 68 1° 1° comp Canciani old70 3° 1° comp Maiolo old. Cardelli old Gajo old

Per quelli che l’89°….

In articoli precedenti si era parlato dell’89° Reggimento Fanteria, del suo glorioso passato, delle sue caserme sparse per la Liguria, ecc. e questo per ricordare ai tanti Folgorini” dove, con facce da sbarbati, hanno imparato a marciare, a sparare, a tirar bombe e “accidenti” a superiori e commilitoni! Ora si presenta un’occasione ghiotta per riparlarne perché un ben noto “nonno” CM Gianni (che in questi anni si è sbattuto da mattina a sera per rimettere insieme un po’ i cocci di quegli sciamannati che costituivano il Battaglione Trasmissioni Folgore) si è ritrovato in mano un pezzo di Storia. Molti giovani partivano allora con l’entusiasmo dei vent’anni e orgogliosi di poter dimostrare a sé stessi e al mondo di essere in grado di “servire il Paese”… erano i tempi in cui ancora qualche nonna ricordava: “chi non è buono per il Re non è buono neanche per la Regina….“. E’ vero che c’era la guerra in Vietnam, dove giovani come noi venivano massacrati ogni giorno, la guerra tra Israele e i Paesi Arabi, gli attentati in Alto Adige e poi anche quelli delle Brigate Rosse e guerriglie in ogni dove… ma i giovani italiani sarebbero stati “pronti”! E quel piccolo seme di orgoglio, per chi lo seppe cogliere, fu alimentato proprio in quel primo periodo di vita militare quando ci si “rese conto” di essere parte di una comunità molto più grande della nostra città. Le strutture e l’organizzazione dell’89° accolsero allora migliaia di giovani insegnando loro cos’era una SRCM, un Garand o un Mab ma anche a condividere gioie e dolori, a marciare e, perché no, anche a cantare insieme.

E allora, ripensando a quegli, a volte, impegnativi momenti si risentano queste note dell'”Inno dell’89° Reggimento Fanteria Salerno” che spingono al coraggio e all’audacia… le parole oggi suonano un po’ troppo retoriche e “datate”… forse come lo sono, oggi, i giovani di allora!

Oggi l’89° esiste solo nei ricordi di tanti “ex” e anche le sue caserme sono in abbandono… è arrivato da tempo per loro il 90°… di calcistica memoria!!